- ANNA PIZZO - ROMA
A lle doccie scozzesi, chi si occupa di droghe è abituato da tempo. Così, la gelata arrivata due giorni fa dalla commissione giustizia del senato, che ha deciso di stralciare dal disegno di legge sui reati minori proprio l'uso, la coltivazione e l'importazione di hashish e marijuana è stata fortunatamente temperata dalla buona notizia che il ministro della giustizia, Oliviero Diliberto, ha in cantiere un testo di legge che punta a legalizzare i derivati della cannabis.
Ieri, però, altra doccia fredda dalla Svizzera, da anni impegnata in sperimentazioni nel tentativo di uscire dalla strada chiusa del proibizionismo. Il Consiglio nazionale ha infatti respinto la mozione presentata dal partito ecologista nella quale si prevedeva la legalizzazione dello spinello. In un paese, come ha sottolineato il deputato ecologista, che ha mezzo milione di persone che fumano hashish e marijuana, è quantomeno ipocrita far finta che non sia così e ribadire la linea dura. Linea dura che, per quanto riguarda le cosiddette droghe leggere, è recente dal momento che fino a un anno fa in Svizzera era consentita la coltivazione di qualsiasi tipo di canapa, anche quella indica. Tuttavia, un movimento di opinione consistente sta da tempo premendo perché si cambi rotta, dal momento che la proibizione non ha prodotto effetti positivi e anzi ha reso fiorente il mercato clandestino e la prova del nove si avrà nel 2003, quando si procederà alla revisione dell'intera legge sugli stupefacenti.
Vediamo, dunque, con l'aiuto del sottosegretario alla giustizia, Franco Corleone, come potrebbe essere il disegno di legge governativo sulle cosiddette droghe leggere che è già, a grandi linee, nero su bianco. I punti di fondo riguardano il consumo di gruppo, la cessione gratuita, la coltivazione per uso personale e la soluzione delle pene anche con un uso consistente dell'affidamento in prova. "A due anni esatti dalla conferenza governativa di Napoli - afferma Corleone - e in assenza di risposte agli impegni che lì erano stati assunti, è necessario un rilancio forte. E il lavoro della commissione La Greca è insufficiente". La commissione, voluta dai ministri Livia Turco e dal'ex capo del dicastero della giustizia, Flick, aveva infatti prodotto un testo che in parte rilevante prevede la riduzione delle pene ma accresce pensantemente le sanzioni amministrative. "Dobbiamo puntare alla eliminazione di tali sanzioni - chiarisce il sottosegretario alla giustizia - perché hanno prodotto già molti disastri". La relazione finale della commissione, consegnata al ministro Flick, venne comunque chiusa in un cassetto.
"Poi ci sono i molti casi come quello di Cinzia Merlonghi, costretta dopo anni di lavoro a Villa Maraini a tornare in carcere per scontare un residuo pena e per la quale si fece ricorso alla grazia, sono numerosissimi. Occorre - prosegue Corleone - trovare una soluzione". Da qui l'idea di stendere un disegno di legge che potrebbe avere tempi brevi. Uscire dalla palude del dopo Napoli è anche l'intenzione del ministro della giustizia Diliberto il quale tra breve discuterà il testo con il ministro Turco per vagliare la possibilità di presentarlo assieme. Altrimenti, l'intenzione sarebbe di presentarlo comunque come proposta del ministero della giustizia.
Non è improbabile, dunque, che il testo possa fare la sua comparsa ufficiale entro un mese. Poi, naturalmente, occorre capire come verrà accolto dal parlamento, non proprio disponibile a trattare la materia. "E' vero, il clima è quello che conosciamo benissimo - conclude il sottosegretario alla giustizia - ma è importante dare un segnale e avviare il dibattito. E la data di marzo, in cui si compiono i due anni dalla conferenza governativa di Napoli, è oltre che simbolica, anche opportuna".
La situazione dei detenuti tossicodipendenti è sempre più drammatica: le persone in carcere per motivi legati alle droghe ammontano ormai a una cirfa enorme. Infatti, il numero dei detenuti per questa ragione è in aumento e rappresenta circa un terzo dell'intera popolazione carceraria.