D A IERI la cannabis in Italia è un po' meno vietata. L'attesa innovazione arriva dal ministro delle Risorse Agricole, Michele Pinto, che in deroga alla legge sugli stupefacenti ha emanato una circolare che liberalizza la coltivazione della canapa, ma solamente per uso indistriale. Si tratta della canapa del genere Cannabis sativa, la cui coltivazione, ricorda il responsabile delle politiche agricole, è sostenuta economicamente dall'Unione europea già da parecchi anni, per l'esattezza dal 1989. Con questo provvedimento, dopo decenni in cui le leggi nazionali sugli stupefacenti non avevano consentito la diffusione di tale pianta tessile, l'Italia si allinea agli altri paesi europei, preparandosi così a batter cassa all'Unione Europea, che la coltivazione della canapa non solo incoraggia ma finanzia.
Comunemente si fa distinzione tra la cannabis sativa e la cannabis indica, definendo la seconda come stupefacente o allucinogena. Il fatto che la cannabis sia o meno psicoattiva dipende dalla quantità di "thc" (tetra-idro-cannabinolo) - il principio attivo responsabile dell'"ebbrezza" - contenuto da ogni pianta. Ma non esistono diverse specie di canapa. La pianta è unica, solo che le sue caratteristiche variano in relazione al tipo di clima e di habitat in cui viene coltivata e alle modalità stesse della coltivazione.
Alle forze dell'ordine risulterà ovviamente difficile distinguere a colpo d'occhio le coltivazioni legali da quelle clandestine, ma la soluzione pare adesso a portata di mano con i marcatori cromatici e genetici, che colorano la pianta rendendo possibile distinguerla dalla sua consorella "fuorilegge". Su questa base è stato dato il via libera a mille ettari di coltivazione "dimostrativa", sotto il controllo regionale e in collaborazione con le associazioni agricole e industriali.
Che quello della canapa per usi industriali stia diventando sempre più un mercato appetibile non è un mistero. Dalla canapa si possono ottenere cosmetici, abiti, corde, vele, farmaci, scarpe, alimenti...e diversi paesi europei, Francia, Germania, Svizzera, Olanda, già da tempo hanno ripreso la coltivazione di questa pianta su larga scala. Fino agli anni '50 l'Italia era tra i maggiori produttori mondiali di canapa, poi l'irrazionale paura dello spinello portò all'ottusa scelta proibizionista, e alla messa fuorilegge dell'intera pianta. Come se ai tempi del proibizionismo sull'alcool si fosse deciso di mettere al bando l'uva.
Nonostante che la circolare del ministro Pinto nulla abbia a che fare con la legalizzazione degli spinelli, non mancheranno i proibizionisti - la previsione è abbastanza facile - pronti a levare fieri e isterici allarmi sul pericolo di abbassare la guardia nei confronti del "pericolo droga".
Dal loro punto di vista non hanno tutti i torti: ridare alla canapa quello che è della canapa, e per la quale è stata apprezzata, celebrata e coltivata nei millenni, non potrà che contribuire a smascherare le calunnie e le bugie che sono state dette sul suo conto. Ma senza menzogne il proibizionismo è destinato a venire giù, pezzo a pezzo, come un castello di carte.