E PER TRE ORE il centro di Londra diventò antiproibizionista. Da Hyde Park a Trafalgar Square il corteo per la legalizzazione della cannabis ha trasformato il vecchio centro in una colorata e allegra parata. Un trionfo di canti, musica, congas, balli e cartine. "Legalise it! don't criminalise it!", legalizzate non criminalizzate. Questo lo slogan più cantato e ballato che gridato. Erano in undicimila e di tutte le età, ventimila secondo gli organizzatori, i supporter della decriminalizzazione della marijuana scesi in piazza all'invito del giornale The Independent On Sunday . Un'enorme e finta "canna" di cartone lunga più di tre metri fumava tra la folla all'inizio del corteo e dai denti dei quattro leoni sotto la statua di Nelson a Trafalgar pendevano altrettante "sigarette truccate".
A trent'anni dalla prima celebre marcia del '67, organizzata dopo la petizione lanciata da Beatles, l'evento ha lanciato un importante segnale. Rosy Boycott, direttora dell' Independent , che ha parlato alla fine della marcia, ha ricordato: "Trent'anni fa ero a Hyde Park e fumavo. Non avrei mai immaginato che oggi saremmo stati nella stessa situazione, ma non vorrei rivedervi ancora qui tra trent'anni a chiedere la stessa cosa". Applausi dalla generazione del '67, presente numerosa in piazza con bambini e carrozzine, e da quella del '98 coi capelli colorati e "piercing" dappertutto. Sotto accusa l'attuale legge che considera un reato il semplice possesso per consumo personale. Cinque milioni è la cifra ufficiale dei fumatori di cannabis in Gran Bretagna e 45.000 le persone attualmente detenute. Si calcola che tra il '67 e il 2000, se la legge non cambierà, un milione di persone saranno incarcerate per questo "reato".
L'iniziativa chiede anche l'immediato riconoscimento del diritto di utilizzare la marijuana per fini terapeutici, forte del recente rapporto dell'associazione dei medici britannici che ha riconosciuto gli effetti benefici della cannabis per diverse malattie. Verity Leeson, vent'anni, malata di sclerosi multipla, guidava il corteo sulla sua sedia a rotelle insieme ad altri portatori di handicap. Dice: "Fumo cannabis da due anni sotto consiglio medico, è un grande sollievo per la mia condizione, vorrei avere il diritto di curarmi senza sentirmi una criminale, senza dover coltivare di nascosto una pianta sul terrazzo". Sugli ultimi rapporti ha insistito Paul Flynn, coorganizzatore laburista, ribelle alle intransigenti consegne di Blair: "Nel nostro paese 30.000 persone muoiono ogni anno di alcol, 100.000 di tabacco, nessuno è mai morto di cannabis. Con quale diritto i miei colleghi deputati, dal bar di Westminster con in una mano un bicchiere di whisky e nell'altra una sigaretta, si permettono di dire: non fumate cannabis?".
"Nel 1930 - prosegue Flynn - un senatore repubblicano americano disse: 'Ci sono più possibilità che una farfalla voli fino alla luna che l'America elimini il proibizionismo. Tre anni dopo era finito". La campagna per la legalizzazione della cannabis, sul modello della vendita regolamentata all'olandese, è stata incoraggiata dal "caso Straw". Il figlio del severissimo ministro dell'interno Jack Straw, qualche mese fa, è stato arrestato per spaccio di cannabis. In realtà, era stato adescato in un bar da un giornalista in incognito a caccia di scoop che gli aveva proposto di procurargli un po' d'erba. Il caso ha fatto scalpore e viene utilizzato per dimostrare l'ipocrisia del governo Blair in cui, si dice, molti ministri sono segretamente a favore della depenalizzazione. La più grande ovazione a Trafalgar c'è stata quando Howard Marks, eroe dell'anti-proibizionismo britannico, ha urlato: "Jack Straw, se non sei riuscito a impedire a tuo figlio di fumare, come pensi di riuscirci con noi?".