Il presidente del consiglio, che avrebbe dovuto chiudere questa
mattina i lavori della terza Conferenza governativa sulle
droghe, non verrà a Genova, in aperta polemica con il
ministro della sanità che martedì aveva detto "basta" al
proibizionismo: "Non vado non perché la discussione diventa
calda. Al contrario. Veronesi ha parlato come tecnico. E' vero
che è anche ministro della sanità, ma non è negli intendimenti
del governo adottare politiche innovative che implicherebbero
modifiche nella legislazione vigente in materia di droga". Amato,
in collegamento da Bruxelles, ha ripeuto queste stesse parole
ieri sera durante il Porta a Porta di Bruno Vespa. Dopo
il suo intervento è stata la volta, da Genova, del ministro della
solidarietà sociale: "Se il presidente del consiglio avesse avuto
la possibilità di ascoltare per intero il discorso di Veronesi -
ha detto Livia Turco - avrebbe convenuto che non c'era alcuna
contraddizione. Veronesi ha detto le stesse cose che ho detto io
e che ha detto Fassino. E ha dato un giudizio netto e compatibile
con il governo". Anche lui in collegamento, Gasparri (An)
inneggia alla "crisi di governo", e costringe Turco alla replica
secca prima di abbandonare i microfoni: "Ma quale crisi e crisi.
Non posso non condividere la dichiarazione di Amato, e cioé che
il programma del governo non cambia". Poi, ai giornalisti
presenti alla Conferenza di Genova, ha precisato: "Probabilmente
Amato si è riferito al giudizio netto dato da Veronesi sul
proibizionismo. Ma la politica del governo non è proibizionista,
si basa su tre parole: prevenire, educare e non punire. La
tossicodipendenza è incompatibile con il carcere".
Immediate le reazioni da Genova. Il sottosegretario alla
giustizia, Franco Corleone, afferma: "Intervento tecnico? Questa
è una offesa non a Veronesi ma alla concezione della politica.
Quello del ministro della sanità è stato un intervento politico
di livello europeo che ha fatto fare alla Conferenza di Genova un
vero salto di qualità. Amato dimostra così di accettare il
ricatto dei Popolari e di Castagnetti". Duri anche i commenti
degli operatori: "Cosa ci hanno fatto venire a fare - si chiede
Vittorio Agnoletto, presidente della Lila (Lega italiana
lotta all'aids) - qui ci sono duemila operatori e il governo
latita". Anche don Vinicio Albanesi, del Cnca (il
coordinamento delle comunità di accoglienza) considera sbagliata
la scelta di Amato: "Avrebbe dovuto venire e dire su cosa non è
d'accordo".
Chiediamo un commento anche a Giancarlo Caselli, direttore del
Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (Dap),
presente ieri alla seconda giornata della Conferenza, dove ieri
ha confermato le sue posizioni antiproibizioniste. Cosa pensa
delle dichiarazioni di Veronesi? "Non voglio prendere posizione
su questioni che non sono di mia competenza - ci dice - ma il
fatto che un'opinione tanto autorevole abbia suscitato così tante
discussioni significa che è da prendere in seria considerazione.
La sperimentazione potrebbe essere un utile mezzo per indicarci
nuove strade". Lo interrompe Rita Bernardini, del Cora
(Coordinamento radicale) che consegna a Caselli una
infiocchettata confezione di marijuana e gli chiede conto delle
condizioni invivibili dei detenuti tossicodipendenti nel carcere
di Poggioreale "curati a docce calde e camomilla": "Non lo sapevo
- risponde il direttore del Dap - Comunque Poggioreale è
una situazione particolarmente complessa". E altrove? Solo il 5%
dei tossicodipendenti riceve metadone in carcere. "E' una
situazione a volte disastrosa - risponde Caselli - bisogna fare
in modo che le poche eccezioni positive divengano la regola".
Proprio il carcere ieri era stato per tutto il giorno il tema
dominante della Conferenza. Soprattutto dopo che - martedì - il
ministro della giustizia, Piero Fassino, aveva liquidato la
depenalizzazione dei consumatori sostituendola con una
"decarcerizzazione" basata sull'affidamento in prova dei
tossicodipendenti alle comunità terapeutiche, e non ai giudici di
sorveglianza. I dati sul rapporto carcere-droga li ha forniti
Vittorio Agnoletto, e sono drammatici: 15 mila i
tossicodipendenti in carcere (il 27% del totale dei detenuti) e
tra di loro il 7% si fa il primo buco in galera.