Le dichiarazioni del ministro della sanità, Umberto Veronesi,
continuano a far discutere qui a Genova, al secondo giorno della
Conferenza governativa sulle droghe. Don Vinicio
Albanesi, presidente del Cnca (Coordinamento delle
comunità di accoglienza) ne ragiona con noi ad alta voce. "Fa
bene il ministro a dire che il primo obiettivo è evitare che le
persone che fanno uso di droghe muoiano. Ed è corretto porre
l'attenzione sul metadone, anche se fortunatamente i giovani
hanno imparato a gestirsi meglio anche l'eroina, evitando di
morire. Ma il problema è: vivere come? E qui si apre una grande
discussione tra uso, abuso e tossicodipendenza. Se è vero che
circa un milione di persone nel nostro paese fa uso di sostanze,
è anche vero che il confine tra uso e abuso è labile".Ci può fare qualche esempio?Prendiamo la cocaina. Ben un terzo dei ragazzi che si
avvicinano a noi ci dice che ormai si sniffa normalmente e in
tutti gli ambienti. Una parte di loro, però, dallo sniffo passa
all'iniezione. Ed è lì che cominciano i guai, perché si crea una
vera dipendenza psicologica dalla sostanza.Però lei stesso ha detto che i giovani sanno gestire
meglio di un tempo l'assunzione di droghe.Infatti, la domanda è: siamo troppo allarmisti per cui a
ogni trasgressione vediamo un pericolo di dipendenza, oppure
l'unica soluzione è allontanare l'uso? E poi, è possibile una
gestione corretta dell'uso, un uso equilibrato? Io penso che non
serva la repressione, ma anche che noi operatori non siamo capaci
di gestire questo uso equilibrato.Eppure in Europa si stanno sperimentando forme di questo
tipo.Io penso che per i tossicodipendenti di 30, 40 anni, che
da troppi anni si fanno, la somministrazione è una buona scelta,
è la tutela della vita per le persone più in difficoltà. Se non
c'è altra strada, va bene la somministrazione controllata, ma
solo se inserita in un progetto che, oltre alla vita, tenga in
conto anche la qualità della vita.Cosa pensa delle parole del ministro Veronesi
sull'ecstasy?Di nuovo, l'allarme sull'uso non va dato, ma attenzione
all'abuso, che può provocare problemi indotti. Penso agli
incidenti d'auto, ai collassi, ecc.Lei insiste sulla qualità della vita. A cosa pensa?Mi riferisco soprattutto ai giovani, che hanno davanti a
loro una vita lunga e complessa. Non si può dar loro una semplice
prospettiva di sopravvivenza.Però può essere il primo gradino per metterli in
condizioni di fare anche una scelta di disintossicazione.Ogni tossicodipendente ha la sua traiettoria e fa le sue
scelte. E' una persona. Per ognuno si deve trovare una soluzione.
Fortunatamente oggi i giovani usano in modo più accorto le
sostanze, anche perché sono più paurosi. Ad esempio, l'eroina non
è diminuita, ma è minore il numero di coloro che la iniettano e
sono aumentati quelli che la fumano.Eppure, negli ultimi anni, le morti sono rimaste pressoché
invariate.E' vero, ma non si tratta più solo di overdose quanto di
persone che non ce la fanno più e si lasciano morire. E' una
sorta di sfinimento.