Torna alla pagina precedente

Logo Repubblica.it 2 DICEMBRE 2000

E sulla droga Amato si tira fuori

Il premier dà forfait alla conferenza di Genova. Turco: "Peccato, avrebbe avuto tanto da ascoltare"


GENOVA - "Mi dispiace che il presidente Amato non sia qui. Avrebbe avuto tanto da ascoltare". Non ha resistito, il ministro delle Politiche sociali, Livia Turco. E, in chiusura della Terza Conferenza Nazionale sulle Droghe, ha scelto di interpretare il palpabile disappunto degli oltre duemila operatori presenti a Genova. La presenza di Amato, annunciata, si è trasformata in un messaggio con cui il presidente del Consiglio spiega che "questo Governo non è in condizioni, a questo punto della legislatura, di fare scelte su questo argomento".
Ma se le decisioni sono rimandate al prossimo esecutivo, la dichiarazione-provocazione del ministro della Sanità, Umberto Veronesi, secondo cui il proibizionismo ha storicamente fallito i suoi obiettivi, continua ad alimentare il dibattito. La stessa Turco, nel suo discorso finale, si è in qualche modo smarcata dal collega, soprattutto sul fronte delle nuove droghe, contestandone un approccio esclusivamente tecnico. "L'ecstasy - precisa - è pericolosa per gli stili di vita in cui è inserita e perché i ragazzi la sottovalutano".
Da Sofia si inserisce nella discussione il presidente del Senato, Nicola Mancino che, pur assicurando di non voler entrare nel merito della questione, non nasconde i suo pensiero: "Personalmente mantengo la convinzione che qualunque liberalizzazione dia un risultato negativo". Rompe il silenzio anche Silvio Berlusconi. "I questi giorni non sono intervenuto - spiega - perché su questo tipo di materia, così delicata, cerco di evitare sia la propaganda che la discussioni ideologiche. Io sono un uomo pratico, mi piace chi affronta i problemi nel concreto. Per questo sono molto vicino ad alcune comunità di recupero, in particolare a quelle di don Gelmini e don Zuliani. Secondo me la strada è quella. Intendiamoci, mi rendo conto delle ragioni di Veronesi: è vero che probabilmente legalizzare le droghe pesanti ridurrebbe la microcriminalità, l'allarme della gente. Ma sul fronte del recupero dei ragazzi, le esperienze fatte all'estero - e penso ad esempio a Zurigo - sono state tutte fallimentari".
Per una volta Berlusconi trova sulla sua stessa lunghezza d'onda, seppure con qualche inevitabile distinguo, anche il procuratore generale di Milano, Francesco Saverio Borrelli. "Se di punto in bianco dovesse essere liberalizzato l'uso delle droghe, noi pagheremmo prezzi sociali altissimi e forse per due o tre generazioni". Borrelli definisce "coraggioso" l'intervento di Veronesi, ma invita a prendere posizioni nette "soltanto alla luce di una sperimentazione che non può non essere graduale".

 

Torna alla pagina precedente   Vai a inizio pagina