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Martedì 28 novembre 2000
LA STAMPA


Oggi si apre la Conferenza nazionale

Tensione a Genova. Si scontrano le due anime della lotta alla droga


Gigi Padovani
inviato A GENOVA

Gli obiettivi sono quelli di sempre del movimento antiproibizionista: riduzione del danno, depenalizzazione del consumo personale, somministrazione controllata dell’eroina come in Svizzera. Nonostante il ministro alla Solidarietà sociale, Livia Turco, abbia tentato di coinvolgere molti di loro nell’organizzazione della terza Conferenza nazionale sulla droga, oggi gli esperti di tossicodipendenza a Genova si spaccheranno in due. Dentro il centro Congressi, nel Porto Antico , ci saranno le istituzioni, con i ministri Turco (Solidarietà sociale), Fassino (Giustizia) e Veronesi (Sanità), il presidente della Conferenza delle Regioni, Ghigo, oltre a un migliaio tra amministratori, psicoterapeuti, sociologi, operatori.
Fuori, prima al carcere di Marassi, poi alla stazione Brignole e infine davanti alla sala congressi, quelli di «e-vento antiproibizionista». Un cartello composito, eterogeneo, dai rifondatori che distribuiranno «buoni-spinello» ai radicali del Cora, fino alla Lila, al Gruppo Abele, all’Arci, alla Cgil e a pezzi dei Ds. Ma Genova è la Seattle italiana, la città dove nel maggio scorso sono scoppiati gli incidenti contro Tebio. Perciò, fuori, ci sarà anche il «Movimento di Massa Antiproibizionista», (sigla, Mdma), cioè i giovani che fanno capo ai centri sociali. Hanno organizzato uno «street-rave», come ci spiega Lucio Gamberini, del «Livello 57» di Bologna, al quale parteciperanno in migliaia, dal Leonka di Milano al Gabrio di Torino. «Ma non sarà una contro-manifestazione - dice Gamberini -: alle 13,30 arriveremo davanti ai cancelli della Conferenza e chiederemo a tutti di uscire, di unirsi a noi in un grande happening. Chiediamo al governo che modifichi la sua linea, che nasca una nuova commissione per attuare le nostre proposte». Più che un protesta, una festa. Così promettono i giovani. Tutti a Genova sperano che non vi saranno altri scontri. Nel dubbio, le forze dell’ordine sono mobilitate.
In realtà, le due anime sono assai contigue. Lo ha ripetuto ieri Vittorio Agnoletto, presidente della Lila: «E’ vero, noi facciamo parte della Consulta che ha lavorato per questo appuntamento. Però a Napoli tre anni fa si era parlato di riduzione del danno, poi non si è fatto nulla. Perciò chiedo al governo: a che cosa è servito dare un incarico a 70 esperti, se poi non sarà quello il documento da cui partire?». Per quanto si sa, Livia Turco eviterà di schierarsi sulla liberalizzazione, mentre insisterà sul problema dei giovani, sulla necessità culturale di toglierli dalla tentazione della droga. Quanto a Ghigo, dovrà destreggiarsi tra i «duri» del Polo e i diessini che sarebbero favorevoli a politiche più antiproibizioniste.
Da destra arrivano le prime bordate. Il presidente del Consiglio regionale della Liguria, Plinio, di An, chiede che gli amministratori pubblici approvino la sua «Dichiarazione etica contro l’uso non terapeutico di sostanze stupefacenti e psicoattive». Ma c’è chi attacca frontalmente la ministra Turco, come i deputati di An, Fragalà e Simeone, che le chiedono: «Dove andrà? Alla Conferenza o alla controconferenza?». Come sempre, il rischio è quello di una contrapposizione ideologica, più che una analisi delle strategie per battere il flagello della droga.



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