Oggi si apre la Conferenza nazionale
Tensione a Genova. Si scontrano le due anime della lotta alla
droga
Gigi
Padovani inviato A GENOVA
Gli obiettivi sono quelli di sempre del
movimento antiproibizionista: riduzione del danno,
depenalizzazione del consumo personale, somministrazione
controllata dell’eroina come in Svizzera. Nonostante il
ministro alla Solidarietà sociale, Livia Turco, abbia tentato
di coinvolgere molti di loro nell’organizzazione della terza
Conferenza nazionale sulla droga, oggi gli esperti di
tossicodipendenza a Genova si spaccheranno in due. Dentro il
centro Congressi, nel Porto Antico , ci saranno le
istituzioni, con i ministri Turco (Solidarietà sociale),
Fassino (Giustizia) e Veronesi (Sanità), il presidente della
Conferenza delle Regioni, Ghigo, oltre a un migliaio tra
amministratori, psicoterapeuti, sociologi, operatori.
Fuori, prima al carcere di Marassi, poi alla stazione
Brignole e infine davanti alla sala congressi, quelli di
«e-vento antiproibizionista». Un cartello composito,
eterogeneo, dai rifondatori che distribuiranno
«buoni-spinello» ai radicali del Cora, fino alla Lila, al
Gruppo Abele, all’Arci, alla Cgil e a pezzi dei Ds. Ma Genova
è la Seattle italiana, la città dove nel maggio scorso sono
scoppiati gli incidenti contro Tebio. Perciò, fuori, ci sarà
anche il «Movimento di Massa Antiproibizionista», (sigla,
Mdma), cioè i giovani che fanno capo ai centri sociali. Hanno
organizzato uno «street-rave», come ci spiega Lucio Gamberini,
del «Livello 57» di Bologna, al quale parteciperanno in
migliaia, dal Leonka di Milano al Gabrio di Torino. «Ma non
sarà una contro-manifestazione - dice Gamberini -: alle 13,30
arriveremo davanti ai cancelli della Conferenza e chiederemo a
tutti di uscire, di unirsi a noi in un grande happening.
Chiediamo al governo che modifichi la sua linea, che nasca una
nuova commissione per attuare le nostre proposte». Più che un
protesta, una festa. Così promettono i giovani. Tutti a Genova
sperano che non vi saranno altri scontri. Nel dubbio, le forze
dell’ordine sono mobilitate. In realtà, le due anime sono
assai contigue. Lo ha ripetuto ieri Vittorio Agnoletto,
presidente della Lila: «E’ vero, noi facciamo parte della
Consulta che ha lavorato per questo appuntamento. Però a
Napoli tre anni fa si era parlato di riduzione del danno, poi
non si è fatto nulla. Perciò chiedo al governo: a che cosa è
servito dare un incarico a 70 esperti, se poi non sarà quello
il documento da cui partire?». Per quanto si sa, Livia Turco
eviterà di schierarsi sulla liberalizzazione, mentre insisterà
sul problema dei giovani, sulla necessità culturale di
toglierli dalla tentazione della droga. Quanto a Ghigo, dovrà
destreggiarsi tra i «duri» del Polo e i diessini che sarebbero
favorevoli a politiche più antiproibizioniste. Da destra
arrivano le prime bordate. Il presidente del Consiglio
regionale della Liguria, Plinio, di An, chiede che gli
amministratori pubblici approvino la sua «Dichiarazione etica
contro l’uso non terapeutico di sostanze stupefacenti e
psicoattive». Ma c’è chi attacca frontalmente la ministra
Turco, come i deputati di An, Fragalà e Simeone, che le
chiedono: «Dove andrà? Alla Conferenza o alla
controconferenza?». Come sempre, il rischio è quello di una
contrapposizione ideologica, più che una analisi delle
strategie per battere il flagello della droga.
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