Il premier in visita in Olanda parla ai
giornalisti di droga: «Si potrebbe avere una posizione più
tollerante» D'Alema: vorrei meno
proibizionismo «Opinione personale, in Italia non
c'è la mentalità»
Francesco Grignetti ROMA «Personalmente vorrei
meno proibizionismo». Massimo D'Alema usa qualche cautela, ma il messaggio
è chiaro: dipendesse solo da lui, liberalizzerebbe le droghe leggere. «Ma
non è una proposta ufficiale, anche perché in Italia non c'è la
mentalità», precisa il premier dall'Olanda, dove si trova in visita e dove
il tema delle droghe è di estrema attualità. D'Alema - che ieri aveva
appena siglato assieme a Wim Kok, primo ministro olandese un accordo
bilaterale per combattere l'ecstasy, lo spauracchio delle nuove droghe -
viene incalzato da giornalisti dei Paesi Bassi sull'argomento. Lei è
d'accordo su una parziale legalizzazione? Risposta: «La mia opinione
personale è che si potrebbe avere una posizione più tollerante,
distinguendo nella legislazione tra le droghe che producono in forma più
grave dipendenza e danni alla salute e quelle che non producono questi
medesimi effetti». In Italia, però, la battaglia antiproibizionista è
sempre stata di pochi. Al contrario, le battaglie per inasprire la
legislazione hanno sempre incontrato il favore del mondo politico. E
infatti D'Alema spiega agli olandsi: «Io non sto proponendo una
legislazione più tollerante per l'Italia. Ma non ho nemmeno critiche da
fare alla politica di Amsterdam sulla droga». Il presidente del consiglio
si limita a sottolineare che «in Italia abbiamo sperimentato una politica
duramente proibizionista che non ha dato risultati positivi». Non è
ancora giunto il tempo di importare la liberalizzazione olandese in
Italia. «Sono convinto che non ci siano le condizioni per legalizzare le
drogge leggere. Non appartiene alla possibilità e alla mentalità del
nostro paese». Però c'è una piccola ipocrisia da disvelare. Di fatto il
consumo di droga in Italia è già liberalizzato. Anche se non si può dire.
«C'è ora una maggiore tolleranza verso i consumatori che non vengono
sostanzialmente puniti dalla legge - avverte D'Alema - è una situazione
flessibile in cui si sperimentano le strategie e io più che criticare,
voglio studiare l'esperienza olandese per capire se dà risultati positivi.
Del resto in questo campo procediamo tutti sperimentalmente».
L'ecstasy, comunque, non va considerata una droga leggera. Anzi. E
così Italia e Olanda si impegneranno in una battaglia comune per fermare
le pasticche che viaggiano nelle discoteche e che hanno iniziato a
uccidere. «La strada - spiega D'Alema - è stabilire una cooperazione a
livello di polizia e magistratura. Qui in Olanda l'ecstasy è diffusa e la
lotta a questa droga ha avuto buoni risultati, tant'è che in due anni sono
state sequestrate 10 milioni di pasticche». Ma non è una novità che
D'Alema la pensi così. A parte i trascorsi giovanili, quando era
segretario della Fgci e provò invano a portare il partito su posizioni
antiproibizioniste, l'aveva già detto nel novembre del 1996 che avrebbe
liberalizzato volentieri hashish e marijuana. All'epoca D'Alema era il
segretario del pds, a palazzo Chigi c'era Romano Prodi, Giorgio Napolitano
guidava il Viminale. Si scatenò un mezzo finimondo. Sia l'Ulivo che il
Polo si spaccarono. Napolitano intervenne seccamente: «Non mi convince e
non mi ha convinto». E non se ne parlò più. Anche se il pds provò in
qualche occasione a riparlarne. Nel febbraio '97 il congresso terminò con
un ordine del giorno antiproibizionista. D'Alema si mostrò nuovamente
possibilista nel '98 dopo che il procuratore generale Zucconi Galli
Fonseca chiedeva la fine del proibizionismo.
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