I servizi sociali
La questione della sanità, dell'assistenza sociale e della previdenza devono essere affrontate unitariamente e non creare vuoti di intervento e di tutela soprattutto in presenza di bisogni che richiedono un'elevata capacità di integrazione operativa.
In particolare, la politica dei servizi sociali deve essere impostata in modo da affrontare problemi e bisogni complessi (come quelli degli anziani, dei disabili, dei minori a rischio, dei tossicodipendenti, degli immigrati) non con risposte uniche, ma con risposte articolate, che investono diversi settori di intervento.
Affrontare la tematica della tossicodipendenza significa mettere a punto politiche dei servizi sociali, della scuola, del lavoro, con risposte sul fronte della prevenzione, del recupero, della riduzione del danno. Riduzione del danno significa sostenere chi vive in condizioni di marginalità, per cercare di non consolidare quella condizione, ma all'opposto per permetterne il superamento; è opportuno intervenire sul quadro legislativo, con linee guida sull'uso dei farmaci sostitutivi, con criteri per la predisposizione, gestione e valutazione dei progetti di riduzione del danno. Interventi che devono essere complementari a quelli per la riduzione della domanda, aumentando così le potenzialità complessive della rete dei servizi.
Affrontare i problemi dei disabili comporta diversi interventi: nella scuola; nella organizzazione della città (contro le barriere architettoniche); nella rete di servizi (per tenere conto dei diversi livelli di gravità, soprattutto in relazione all'handicap grave); nel mondo del lavoro, ove va superata la percezione assistenziale dell'inserimento lavorativo delle persone disabili imposto alle imprese e alla collettività, per considerare l'handicappato come lavoratore (rivedendo quindi i meccanismi di collocamento, per trovare una corretta corrispondenza tra domanda e offerta di lavoro, legata alle specifiche capacità di ciascuno).
Per ribadire lo spazio e il ruolo di una politica socio-assistenziale, che assicuri la realizzazione di una adeguata rete di servizi sociali e le risorse necessarie, proponiamo una legge quadro di riforma socio-assistenziale.
Si tratterà di una legge che fissa i principi generali, nel rispetto del forte decentramento delle funzioni socio-assistenziali: nel rispetto, quindi, delle scelte di indirizzo delle regioni (che in parte hanno già approvato leggi regionali di riordino) e delle competenze gestionali degli enti locali.
I principi e le linee guida che dovranno essere affermati nella legge sono:
- una concezione di Stato sociale come "casa comune" di tutti e non solo dei poveri, cercando un equilibrio nuovo tra servizi per tutti e selettività, reso necessario dalla scarsità delle risorse e dall'emergere di nuovi bisogni;
- la gestione integrata tra servizi sociali e sanitari, da realizzare in particolare attraverso i seguenti strumenti:
- il distretto socio-sanitario;
- l'integrazione tra diverse professionalità impegnate al servizio delle persone (ad esempio, medici di medicina generale, infermieri, assistenti sociali, psicologi, assistenti domiciliari, educatori, terapisti della riabilitazione);
- una attribuzione di responsabilità all'ente locale, vincolandolo alla gestione integrata dei servizi secondo ambiti territoriali omogenei, seguendo le indicazioni della legge 142/90 (associazione con altri comuni, accordi di programma con le aziende USL).
- indicazioni delle aree problematiche per rispondere ai bisogni che possono essere soddisfatti solo operando con una forte integrazione socio-sanitaria (anziani non autosufficienti, disabili, malati mentali, infanzia ed età evolutiva, tossicodipendenza), ripresa dalla Linee guida dei Progetti obiettivo del Piano Sanitario Nazionale relativi a questo settore;
- indicazioni circa le priorità con cui attribuire ai diversi settori di intervento il finanziamento pubblico e indicazioni relative alle contribuzioni da parte dell'utenza;
- la riaffermazione della titolarità pubblica, intesa come responsabilità di formulare le scelte di priorità, di precisare gli indirizzi, di controllare i processi e i risultati e della possibilità di attribuire la gestione dei servizi a soggetti di natura diversa - del privato sociale e del privato mercantile - con forme di gestione diretta, gestione mista, gestione interamente privata; ciò per rispondere ai diritti e ai bisogni del cittadino utente, garantendo livelli uniformi di assistenza e reale possibilità di controllo sulla natura e la qualità delle prestazioni erogate;
- indicazioni sulla istituzione di osservatori nazionali sui specifici fenomeni o fasce di cittadini relativi ai bisogni sociali (ad esempio, osservatorio sui minori, sulla condizione della popolazione anziana, etc);
- indicazione dei fabbisogni formativi relativi ai diversi specifici professionali e alle capacità di gestione richieste per il funzionamento della rete dei servizi sociali; ridefinizione dei processi formativi di base delle professioni del sociale, anche in relazione all'innalzamento dell'obbligo scolastico.