Salvatore Basso, medico

 Quando ho fumato la mia prima canna avevo 18 anni.

Era l'estate del 1975, avevo da poco fatto gli esami di maturità, e mi trovavo a Perugia, in occasione dell'Umbria Jazz Festival.

A quell'epoca facevo parte di un gruppo della cosiddetta sinistra extraparlamentare.Trascorsi gli anni della "militanza severa" il consumo di droghe leggere iniziava timidamente a prendere piede e sarebbe di lì a poco esploso all'interno del "movimento del '77".

La mia prima esperienza fu assolutamente deludente: continuavo a ripetere, circondato dalla ilarità dei miei amici più navigati, che non provavo assolutamente niente di particolare!

In seguito imparai a riconoscere ed apprezzare gli effetti della cannabis ed il suo uso entrò a far parte del rituale di gruppo, talora - col senno di poi - un po' ingenuo, degli amici con cui dividevo in quegli anni il giorno e la notte. Ho ricordi estremamente piacevoli di nottate trascorse a farsi le canne, ad ascoltare musica (i Pink Floyd erano un must !), a parlare, parlare, parlare e a morire dalle risate!

Non mancarono in quegli anni occasionali esperienze con altre droghe, complice l'alone di "proibito" che unificava quelle esperienze, ma fortunatamente nessuna di esse esercitò su di me un fascino eccessivo.

La cannabis invece continuò a sedurmi. Mi tenne compagnia sino alla fine dell'università, senza alcuna influenza negativa sul mio rendimento (mi laureai in medicina in sei anni e col massimo dei voti).

Dopo la laurea, a bordo di una eroica 2CV, mi concessi l'avventura di un viaggio in Marocco.
Le montagne del Rif, Quetama, Chaouén, erano a quell'epoca delle mete obbligate: chi c'era stato raccontava di un paese di Bengodi dove si poteva acquistare "fumo" ad ogni angolo di strada a prezzi stracciati.

Ed in effetti, arrivato in quei luoghi, non tardai a rendermi conto che, anche se ufficialmente "proibito", l'uso della cannabis faceva parte della vita quotidiana dei marocchini di ogni generazione.
E imparai che dietro la preparazione di una pipa di kif c'erano gesti che erano il frutto di secoli e secoli di cultura, di una sapienza millenaria.

Con quella vacanza si concluse anche la mia vita di studente. Tornando a casa iniziai a fare le mie prime esperienze lavorative. E iniziai anche a documentarmi di più sui risvolti "medici" dell'uso della cannabis.

E nel corso degli anni imparari due cose: la prima fu che studiando la cannabis in un ottica "scientifica", senza pregiudizi, non si poteva non riconoscere che gli effetti "nocivi" di tale sostanza sono di gran lunga più lievi di quelli di molte altre sostanze "legali" (non solo di alcohol e nicotina, ma anche di molti farmaci comunemente usati). La seconda fu che un uso discreto dei derivati della cannabis era molto diffuso tra i colleghi della mia generazione.

Il fatto di pensare che il vostro medico di famiglia, il vostro dentista o il chirurgo che vi deve operare, "si fanno le canne", vi preoccupa un po'? Tranquillizzatevi!

Conoscerete sicuramente molti medici che consumano abitualmente alcolici. Ma quanti medici conoscete che vanno a lavorare ubriachi? Analogamente, chi fa uso di cannabis sa "ritagliarsi" i momenti più idonei al consumo, senza che questi interferiscano con la propria attività lavorativa. E mentre la mattina dopo una "sbronza" i postumi possono ancora farsi sentire, gli effetti di un paio di canne, dopo una sana dormita, sono del tutto svaniti.

Parlando con altri di questa mia abitudine mi è capitato spesso di sentirmi domandare "perchè lo fai?", "cosa ci trovi di bello?".

Ho iniziato probabilmente per un puro "gusto del proibito" e devo dire che tutt'ora un pizzico di piacere della trasgressione costituisce una delle motivazioni.

Per il resto continuo a trovare che una canna fumata la sera con gli amici abbia piacevoli effetti "socializzanti": facilita le chiacchiere e le facezie, stimola le risate, produce una rilassante atmosfera di convivialità.

Trovo inoltre che alcune esperienze percettive, di per sè gratificanti, quali ascoltare musica, leggere, osservare un fondale marino, guardare un film, possano essere ancora più intense se vissute sotto gli effetti della cannabis.

Tutto qui.

Non riesco, per quanto mi sforzi di riflettere, a vedere in questa mia abitudine nulla di socialmente pericoloso! Invece una assurda legislazione fa si che io debba "nascondermi" come se fossi un pericoloso criminale.

Sarebbe davvero ora di piantarla!