Piantatela!
a cura del C.S.O.A. Belfagor

L'ANTEFATTO
Il 20 settembre '96 le forze dell'ordine svolgono perquisizioni alla ricerca di "droga" in tre istituti superiori di Piacenza. L'azione, condotta in grande stile con tanto di cani antidroga e telecamere delle TV locali, si rivela il classico buco nell'acqua. L'indomani, un articolo sul quotidiano locale La Libertà, elogia l'intervento presentandola come una importante azione preventiva.

IL FATTO
Il 7 ottobre '96 organizziamo una protesta contro le perquisizioni.
Dalle ore 16 in Piazza Cavalli diffondiamo un volantino intitolato PIANTATELA dove critichiamo con ironia tanto le forze dell'ordine quanto i mezzi d'informazione. Sul volantino campeggia una foglia a sette punte (canapa indica? canapa italiana? erba di fosso? chi lo saprà mai).
Distribuiamo inoltre un opuscolo informativo intitolato "10 cose che ogni genitore, adolescente, insegnante dovrebbero sapere sulla marijuana". Il pieghevole, che riporta informazioni statistiche e mediche sulla cannabis provenienti da diversi istituti governativi americani, è già stato distribuito in diverse città italiane e non ha mai creato nessun problema legale.
Su un tavolino infine una ciotola piena di semi di canapa italiana, acquistata in un negozio di mangimi per animali, come parodia "povera" della distribuzione che Pannella aveva svolto in una piazza romana qualche tempo prima.

Tutto prosegue tranquillo, sotto gli occhi interessati di centinaia di giovani che leggono con interesse il materiale, finché alle ore 18.45 una volante dei carabinieri si ferma nei pressi del presidio.
I carabinieri intimano ad alcune persone presenti nella piazza di consegnare i documenti.
Una persona del gruppo invita le persone vicine all'assembramento formatosi con l'arrivo dei CC a non fornire i dati, fintanto che i carabinieri non avessero spiegato il motivo dell'identificazione.
Vista la "resistenza" i carabinieri chiamano un'altra volante (arriveranno poi nell'ordine : un'altra macchina dei carabinieri, una pattuglia di polizia, una pattuglia di vigili e una macchina civile con a bordo due graduati).
Quando finalmente i carabinieri decidono di identificare tutto il gruppo ogni resistenza a fornire le generalità cessa.
Prima di andarsene, dopo aver identificato 15 persone, i militi hanno raccolto i rimanenti semi di canapa italiana, senza rilasciare nessuna documentazione di sequestro.

Alcuni giorni dopo...

IL FATTACCIO
Il quotidiano locale e La Mattina (inserto de L'Unità) pubblicano la notizie che, secondo "indiscrezioni" (la fonte sono evidentemente gli stessi CC) sono in arrivo 15 denuncie per "istigazione e proselitismo all'uso di sostanze stupefacenti" .
Ad essere incriminato per l'istigazione è il pieghevole informativo.
Inoltre si fa menzione dei semi che saranno esaminati per il sospetto che si tratti di "semi di canapa indiana, semi dai quali si ricava l'erba con la quale si produce la marijuana" (non si sa se ridere o piangere).

Il 22 novembre ci vengono finalmente notificati 13 avvisi di garanzia . Per tutti "attività di istigazione e proselitismo" per uno anche "istigazione a delinquere".

Rispondiamo immediatamente con un altro volantinaggio in piazza dove dichiariamo che "NOI NON LA PIANTIAMO" né di chiedere spazi né di essere antiproibizionisti.

A distanza di un anno si svolge la prima udienza preliminare.
E tre mesi dopo la seconda in cui il GIP Giovanni Picciau decide di soddisfare la richiesta del PM Paolo Veneziani e rinvia a giudizio 11 persone.

Il 16 ottobre 97 si celebra, in primo appello, il processo per 9 degli 11 imputati (per altri due, che hanno rifiutato il rito abbreviato, è rinviato al 22 gennaio 1999).

Al termine del dibattimento viene emessa la seguente sentenza: due assoluzioni e sette condanne a tre mesi, con ammende da 600.000 a 800.000 lire. Secondo il giudice il volantino costituiva una chiara istigazione all'uso illecito di sostanze stupefacenti e/o svolgeva attività di proselitismo per tale uso.

Vada come vada l'appello resta per "il manganello dello stato" una netta vittoria. In questi due anni abbiamo dovuto spendere parecchie energie e risorse a seguire questo processo limitando il nostro intervento in altri contesti sicuramente pių utili.

Per finire è da constatare, purtroppo, l'assoluta assenza della cosiddetta "società civile" a difesa innanzi tutto della LIBERTA' DI PENSIERO E DI ESPRESSIONE e anche la mancanza di elaborazione critica dell'accaduto da parte dei tantissimi fumatori di cannabis della città.


ULTIMORA: l'udienza del 22.1.99, che ricordiamo riguardava solo 2 degli 11 rinviati a giudizio, si è conclusa con una SENTENZA DI ASSOLUZIONE "PERCHÈ IL FATTO NON SUSSISTE". Ci limitiamo per il momento ad esprimere la nostra soddisfazione e rinviamo alla pubblicazione della sentenza per maggiori dettagli. La vicenda comunque non si chiude qui: aspettiamo di vedere l'esito del processo d'appello per i 7 condannati in primo grado col rito abbreviato.

Siti mirror di questa pagina: [CSOA Belfagor] [Syntax error ] [Gulliver Laboratorio Antiproibizionista ] [Green is the colour]
La vicenda č stata riportata anche su: Panorama e Fuoriluogo