Con una lettera indirizzata al Ministro della Salute Roberto Speranza e alla Conferenza Stato Regioni, CGIL, Forum Droghe, Psichiatria Democratica e Forum Salute Mentale hanno sollevato serie obiezioni alla prospettata ipotesi, contenuta in una bozza di un documento dell’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas) di inserire le dipendenze, e in generale le competenze dei servizi rivolti alle persone che usano droghe, all’interno della Salute Mentale.
Il documento, che potete scaricare dal sito di Fuoriluogo, segnala l’esigenza di un “Dipartimento autonomo sul piano gestionale e organizzativo, che si occupi in modo ampio della Salute delle Persone che usano Droghe e con altre Dipendenze“, slegando questa richiesta da logiche corporative o di potere ma sottolineando l’esigenza di offrire prestazioni adeguate ad una fascia di bisogno ben definita della popolazione.
I promotori pensano che “tra la Salute Mentale e la Salute delle Persone che usano Droghe o con una dipendenza comportamentale, sia necessario una collaborazione sulle problematiche di confine dei due sistemi di servizi, ma mantenendo la piena autonomia sulle realtà più specifiche di azione e di intervento di ognuna che corrispondono ad aree diverse di bisogno dei cittadini.”
Anche laddove questo processo è già avvenuto “ha messo, fittiziamente, due servizi, storicamente differenti, nello stesso contenitore creando non già un’integrazione ma solo due percorsi paralleli.” E ancora: “le esperienze di unificazione dei due servizi sperimentate in diverse regioni italiane hanno evidenziato che si è trattato di una operazione di management finalizzata al contenimento della spesa. Non c’è alcuna evidenza pratica che l’accorpamento abbia significato un miglioramento dei percorsi assistenziali per le persone in carico ai due servizi.”
Nelle due pagine inviate ai decisori politici si sottolinea inoltre come sia “pesante la scelta di voler omogeneizzare sul territorio nazionale esperienze diverse in assenza di un dibattito, approfondito e trasparente, tra tutti gli operatori dei due settori.” Se attuata, concludono i promotori “ci troveremmo di fronte a un considerevole passo indietro verso quella psichiatrizzazione dei fenomeni sociali, che proprio la salute mentale italiana nata dalla deistituzionalizzazione dei manicomi, si è impegnata storicamente a combattere. In conclusione, una riduzione dei diritti delle persone che usano droghe e vivono altre dipendenze.”