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Comunicato Stampa
DROGHE. Si apre la CND a Vienna: tra retorica e realtà il divario cresce
Mentre l’ONU celebra il 60° anniversario della “guerra alla droga” globale, gli esperti ne sottolineano gli impatti devastanti. Per Forum Droghe è necessario cambiare le politiche, a partire dalla legalizzazione della cannabis

Mentre la Commissione delle Nazioni Unite sugli stupefacenti (CND) celebra il 60° anniversario del regime globale di controllo della droga, un nuovo rapporto rilasciato oggi dall’International Drug Policy Consortium (IDPC) evidenzia l’incredibile impatto, in termini di salute e di rispetto dei diritti umani nel mondo, delle politiche globali di “controllo” della droga.

Forum Droghe – l’associazione che dal 1995 si occupa di politiche sulle droghe a livello nazionale ed internazionale, che partecipa al Civili Society Forum on Drugs della Commissione Europea ed è organizzazione accreditata con status consultivo all’ONU – presenta i principali dati del report “Taking stock of half a decade of drug policy – An evaluation of UNGASS implementation” di IDCP, la rete internazionale di ONG per la riforma delle politiche sulle droghe di cui fa parte.

  • Nel 2017 nel mondo sono stati registrati 585.000 decessi prevenibili correlati all’uso di droghe, la cifra più alta mai registrata. In Italia le morti da overdose sono in costante aumento da 3 anni, nel 2019 sono state 373 le morti, +39% rispetto al 2016.
  • 2,5 milioni di persone in tutto il mondo sono in prigione per reati di droga, di cui almeno 475.000 sono incarcerate solo per uso personale di droga. Altre centinaia di migliaia sono detenute contro la loro volontà in virtù di “trattamenti” forzati. In Italia questo dato è ancora più impressionante: quasi il 35% dei detenuti è in carcere per droga, ben al di sopra della media mondiale del 20% e quasi il doppio di quella europea (18%).
  • Dallo “stop and search” (le perquisizioni su strada) all’incarcerazione di massa, sino alla pena di morte, le forze dell’ordine prendono di mira in modo sproporzionato le donne, le minoranze etniche e altre comunità emarginate, alimentando la povertà e la disuguaglianza.
  • A livello globale, solo 1 persona sulle 8 che vivono con una dipendenza da droghe ha accesso alle cure, mentre la disponibilità di servizi di riduzione del danno salvavita è fortemente limitata. In Italia, ad esempio, i servizi di Riduzione del Danno, pur essendo parte dei Livelli Essenziali di Assistenza, non sono garantiti in tutte le Regioni.
  • Gli agricoltori che sopravvivono con colture come la cannabis o la foglia di coca continuano a essere soggetti a violente campagne di eradicazione forzata che privano loro e le loro famiglie dei loro mezzi di sussistenza.
  • 5 miliardi di persone in tutto il mondo vivono con un accesso limitato o nullo alle cure palliative e antidolorifiche, a causa delle leggi repressive sulle droghe.
  • L’aprile 2021 segna anche il quinto anniversario della sessione speciale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGASS) 2016 sulla droga, in cui tutti i paesi del mondo si sono impegnati ad adottare un approccio alla politica in materia di droghe basato sulla salute pubblica, basato sui diritti e orientato allo sviluppo. Confrontando questi impegni con le prove sul campo, il nuovo rapporto IDPC rivela un crescente divario tra retorica e realtà.

Il 60° anniversario del regime globale della droga ci offre pochi motivi per festeggiare“, ha affermato Ann Fordham, Direttrice esecutiva di IDPC. “Negli ultimi cinque anni, sono stati compiuti alcuni progressi, poiché i paesi si sono mossi per adottare positive iniziative sulla depenalizzazione dell’uso personale di droghe e sulla regolamentazione legale della cannabis. Tuttavia, nella maggior parte del mondo, i governi rimangono legati a politiche draconiane che hanno avuto un impatto catastrofico sulle comunità e hanno fallito clamorosamente nel loro obiettivo dichiarato di sradicare i mercati della droga o ridurre l’uso illegale di droghe“.

Marie Nougier, responsabile della ricerca e della comunicazione presso IDPC, ha dichiarato: “Con questo rapporto, volevamo dare voce a coloro che sono stati più colpiti dalle politiche punitive sulla droga. Ciò che le comunità ci dicono attraverso la nostra ricerca è che continuano a subire criminalizzazione, esecuzioni extragiudiziali, pena di morte, atti di tortura e maltrattamenti, stigma e discriminazione e che viene sistematicamente negato l’accesso a servizi sanitari salvavita. Non possiamo aspettare altri 60 anni per allineare le politiche sulla droga con la salute, i diritti umani e lo sviluppo.

Per Stefano Vecchio, Presidente di Forum Droghei nodi vengono purtroppo al pettine. Nel mondo, come in Italia le politiche di Riduzione del Danno sono centrali nella prevenzione delle morti droga-correlate e dei danni alla salute delle persone che usano sostanze. La Riduzione del Danno è nei Livelli Essenziali d’Assistenza, ma senza una declinazione precisa, lasciando così una situazione a macchia di leopardo, che lascia intere regioni scoperte anche da servizi minimi come lo scambio di siringhe.” Il Presidente di Forum Droghe prosegue augurandosi “che la delega alla Ministra Dadone produca un cambio di passo, sia nella garanzia dei diritti alla salute, sia nell’aprire una discussione franca e non ideologica sul fallimento della legge attuale e sulla necessità di una riforma all’interno del percorso della Conferenza nazionale sulle droghe che si è impegnata a convocare”.

Leonardo Fiorentini, segretario di Forum Droghe, sottolinea come “al completo fallimento delle politiche sulle droghe globali, si affianca il disastro di quelle nazionali: abbiamo le carceri piene per la legge sulle droghe, il doppio rispetto alla media europea. Continuiamo a vedere operazioni di polizia sgominare grossi traffici o scoprire un paio di piantine di cannabis in casa, senza che queste abbiano minimamente intaccato gli interessi delle mafie o dissuaso le persone da usare sostanze”. Per Fiorentiniè ora di farla finita: il divario fra la retorica e la realtà è diventato insopportabile. Bisogna smetterla con questo approccio ipocrita, ed avviare anche in Italia politiche di regolamentazione legale, partendo dalla cannabis. Nel nostro paese esistono le condizioni per far crescere un intero settore economico, dare lavoro a centinaia di migliaia di persone, garantire le cure ai pazienti e le entrate allo Stato, lasciando alle forze dell’ordine la prevenzione e la repressione dei crimini che provocano vittime reali.

Per Susanna Ronconi, presidente del Comitato scientifico di Forum Droghe e delegata al Civil Society Forum on Drugs europeo, infine “è ormai evidente che l’approccio repressivo delle politiche globali è parte del problema e non della soluzione. In tutto il mondo – continua Ronconi i danni più gravi per la salute e la sicurezza delle persone che usano droghe e per le comunità vengono dallo stigma, dalla proibizione e dalla criminalizzazione. Consumare droghe di cui si ignora composizione e qualità e doversi nascondere per proteggersi dalla legge mette un’ipoteca pesantissima sia su un consumo che può essere più sicuro e controllato che sull’accesso ai servizi. L’alternativa deve rispondere alla domanda attorno a quale sia il modo più efficace per far sì che chi usa lo faccia in sicurezza, con costi sociali e personali il più bassi possibile. Dopo 60 anni, abbiamo visto che criminalizzare non è il modo giusto. Anche in Italia è ora di metter mano alla legge 309/90, e portare le condotte correlate al consumo personale di tutte le droghe fuori dalla sfera penale, per affidare il governo dei consumi all’intervento sociale, culturale e, quando necessario, sanitario“.

Il rapporto di IDPC è disponibile qui:
https://idpc.net/publications/2021/04/taking-stock-of-half-a-decade-of-drug-policy-an-evaluation-of-ungass-implementation

Qui il webinar sui 60 anni della Convenzione Unica organizzato dalle ONG italiane lo scorso 30 marzo.
https://www.fuoriluogo.it/mappamondo/droghe-60-anni-di-epicfail/

L’Ufficio Stampa

Roma, 12 aprile 2021