Abbiamo appreso con preoccupazione la notizia della perquisizione subita dall’amico Cecco Bellosi presso la sua abitazione da parte dei Carabinieri su mandato del Sostituto Procuratore Simone Pezzotti di Como, con l’accusa di danneggiamento aggravato alla lapide di Benito Mussolini. Siamo vicini a Cecco perché conosciamo il suo impegno quotidiano per i diritti dei detenuti, delle persone più fragili, delle persone che usano sostanze, delle persone discriminate. La lotta per i diritti, sanciti dalla nostra Costituzione, non teme ambiguità e interruzioni. Le disuguaglianze, la povertà, la mancanza di cure e di protezione a chi chiede asilo è un reato che offende i padri fondatori della nostra Repubblica e perpetua le ingiustizie di cui la nostra storia è stata testimone e per cui tante persone innocenti sono morte.
Non è possibile che chi pubblicamente continua a celebrare un dittatore che ha trascinato l’Italia in una guerra insensata, calpestato le più elementari regole della convivenza civile, perseguitato, torturato ed ucciso gli oppositori al regime fascista, negato libertà fondamentali, fatto del razzismo legge nazionale rimanga impunito; mentre chi esprime esplicitamente il proprio rifiuto del fascismo possa subire simili intimidazioni da parte dello Stato.
Siamo vicini a Cecco e alla sua famiglia e chiediamo che i suoi appunti e il cellulare, indispensabili per il suo lavoro gli vengano restituiti subito, con le scuse da parte di chi ha ordinato la perquisizione, anziché perseguire chi non rispetta i dettami costituzionali.
Il Direttivo di Forum Droghe
Dall’Associazione Comunità IL GABBIANO odv
“Questa mattina, prima delle sette, cinque carabinieri (quattro uomini e una donna, due in borghese) si sono presentati presso l’abitazione di Cecco Bellosi con un mandato di perquisizione firmato dal sostituto procuratore Simone Pizzotti di Como, con anche la disposizione di sequestrare il telefono cellulare. L’accusa è di danneggiamento aggravato alla lapide di Benito Mussolini, gesto compiuto la notte del 28.04.2023, data della fucilazione del dittatore. Vista la mole di libri presenti nella casa di Cecco, la perquisizione si è protratta per oltre due ore, con i carabinieri colpiti dalla calma di Cecco e di Donatella, abituati a ben altro.
Alla fine è stato è stato chiesto a Cecco se voleva fare una dichiarazione e Cecco ha fatto mettere a verbale che rivendica il fatto di avere strappato i fiori che quella notte una squadraccia di fascisti aveva messo su quella lapide, che di suo rappresenta un’apologia del fascismo.
Per questo non intende avvalersi né dell’avvocato d’ufficio che gli è stato messo dalla procura né di un avvocato di fiducia ma intende difendersi da solo ma contestando al magistrato di non aver agito contro l’apologia del fascismo che quella lapide rappresenta. Come se ci fosse una la lapide dI Hitler sul bunker di Berlino.
Alla fine della perquisizione gli è stato sequestrato un quaderno di appunti con la data del 28 aprile, che non erano altro che gli appunti del capitolo dedicato a quella data in un capitolo del Libro “Sotto l’ombra di un bel fiore” e purtroppo il telefonino.
Cecco ha fatto presente al maresciallo che il telefonino è uno strumento di lavoro, per di più non di sua proprietà, per cui ha chiesto di poterlo riavere al più presto: pensa però che ci vorrà qualche giorno. Alla fine della perquisizione, Cecco ha omaggiato i Carabinieri con una copia del libro “Sotto l’ombra di un bel fiore”.”