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All’attenzione di Vasco Errani
Presidente Conferenza delle Regioni

Roma, 25 gennaio 2011

Oggetto: un tavolo nazionale per la riforma del welfare

Carissimo Presidente,
il confronto che c’è stato al convegno di Bologna organizzato dalla nostra campagna, anche grazie al sostegno della Regione Emilia Romagna e alla Tua partecipazione, ci ha convinti ancor più dell’importanza di attivare un tavolo nazionale per la riforma del welfare. Ricorderai che questa proposta è stata da noi avanzata già in occasione dell’appuntamento bolognese. Pensiamo che sia arrivato il momento di passare dalle intenzioni ai fatti.
Le ragioni stanno in quanto Tu stesso notavi nel Tuo intervento al convegno: è ora di contrastare con forza, e con proposte concrete, una cultura economica e sociale che la crisi in corso ha smentito in modo clamoroso. Ciò richiede però l’elaborazione di nuovi modelli, capaci di tenere insieme innovazione e diritti di cittadinanza.
È quello che dobbiamo fare in fretta perché sul banco degli imputati sono finiti non una certa idea di capitalismo – tutta incentrata sul profitto di pochi e la dimensione finanziaria – bensì i bilanci pubblici e, in particolare, le spese per il welfare. Proprio la ridefinizione del patto sociale e l’ammodernamento dei sistemi di protezione sociale sono diventati il terreno di battaglia più importante tra visioni della società differenti. E chi crede che la disuguaglianza, l’iniquità e l’individualismo non siano esiti necessari della globalizzazione ha il dovere di mettere in campo le sue proposte, comunicandole apertamente ai cittadini.
Noi pensiamo che queste proposte vadano sviluppate dai soggetti istituzionali e sociali in modo congiunto: le Regioni, le Province, i Comuni, il Terzo settore, i Sindacati possono e debbono elaborare un punto di vista forte e condiviso per venir fuori da una situazione economica e sociale sempre più pesante, a cui il Paese assiste in modo quasi impotente. È questa la proposta che la campagna I diritti alzano la voce avanza alla Conferenza delle Regioni, all’Anci, all’Upi, al Forum del terzo settore, a Cgil, Cisl e Uil: creiamo una sede permanente di confronto per arrivare a definire una nuova e più adeguata visione del welfare e un’architettura di sistema capace di superare la frammentarietà, l’iniquità, le inefficienze che caratterizzano il nostro welfare e in particolare l’ambito delle politiche sociali, tuttora residuale. Un’esigenza ancora più avvertita con l’introduzione del federalismo fiscale, che potrebbe accrescere le disuguaglianze tra le diverse regioni e aree del Paese e, con esse, le disparità nel godimento dei diritti.
 
La campagna I diritti alzano la voce propone di aprire il tavolo su quattro questioni che a noi paiono cruciali:
–    Disuguaglianza e povertà: non possiamo più tollerare che il nostro Paese sia tra quelli, in Europa, con i più alti tassi di povertà e disuguaglianza. Il ceto medio si assottiglia sempre più a favore di un piccolo gruppo di privilegiati che detiene gran parte della ricchezza nazionale e conserva o accresce redditi davvero elevati, e una massa sempre più ampia di cittadini che faticano ad arrivare alla fine del mese, che subiscono un abbassamento inesorabile del loro potere d’acquisto (come ha recentemente certificato l’Istat) e vivono spesso situazioni di grande precarietà, specie se giovani (il dato sulla disoccupazione giovanile è sempre più allarmante). Lo specchio di tale situazione è l’enorme e costante aumento delle persone senza dimora che, nel nostro Paese, sta diventando un fenomeno sociale assai rilevante.
–    Livelli essenziali delle prestazioni: la loro definizione era un’esigenza fortemente sentita già da tempo, lo è ancor più oggi con il prossimo varo del federalismo fiscale. Un paese già diviso rischia di sfasciarsi definitivamente se non verranno resi esigibili i diritti e assicurate su tutto il territorio nazionale le prestazioni ritenute essenziali. E va difeso con fermezza il principio che la sanità, la scuola, l’assistenza e i trasporti devono godere – nel nuovo impianto federalista – di una perequazione al 100%. A tal proposito salutiamo con viva soddisfazione la creazione di un tavolo tecnico Ministero-Regioni per la definizione dei Lep, e ci auguriamo che anche in tale sede sia prevista la partecipazione del terzo settore.
–    Sussidiarietà: l’interlocuzione tra le diverse articolazioni dello Stato e la società civile organizzata deve fare un salto di qualità. Solo la creazione di meccanismi reali di governance allargata e multilivello ci può permettere di affrontare problemi giganteschi, in un quadro di mutamenti globali. Al terzo settore va riconosciuto lo spazio per poter partecipare concretamente e su un piano di pari dignità alla definizione delle politiche nazionali e locali. Ma, a nostro avviso, questo processo reale di sussidiarietà orizzontale non deve significare uno svuotamento del ruolo delle istituzioni pubbliche. Al contrario, si tratta di ridefinire sfere pubbliche di co-programmazione, co-progettazione e intervento in cui istituzioni e organizzazioni non profit possano interagire per promuovere l’interesse collettivo, l’equità e la lotta alla povertà e alle disuguaglianze.
–    Risorse per il welfare: occorre rifiutare l’idea che “soldi non ce ne sono” e che, anzi, è necessario ridurre le spese senza preoccuparsi di altro. Certo, dobbiamo fare i conti con una crescita economica che non decolla e con finanze pubbliche in affanno, vincolate oltretutto da impegni internazionali, ma questo non significa che le risorse disponibili non possano essere usate diversamente. Si tratta di privilegiare alcuni interventi al posto di altri (è stato segnalato da più parti, ad esempio, che non si possono tagliare servizi sociali fondamentali mentre si continua a investire in un nuovo tipo di cacciabombardiere) o eliminare spese che sono meri favori a interessi particolari. E cambiamenti significativi ci possono essere anche sul lato delle entrate. Non è vero, infatti, che il sommerso e il lavoro nero siano piaghe ineliminabili: ci sono ampi margini per una lotta all’evasione che produca maggiore giustizia sociale, non il fallimento delle imprese chiamate a fare il loro dovere di contribuenti. E non si capisce, poi, perché i guadagni da operazioni finanziarie e le rendite in genere godano di una tassazione così bassa: è tempo di spostare una parte del prelievo da lavoro e impresa alle rendite di ogni tipo.

Noi siamo pronti a fare la nostra parte. Abbiamo idee da avanzare, esperienze da condividere, energie da spendere. Ti chiediamo, come Presidente della Conferenza delle Regioni, di promuovere – eventualmente insieme all’Upi e all’Anci – questo tavolo nazionale per la riforma del welfare. Proprio le istituzioni regionali e locali saranno i soggetti fondamentali per il futuro del nostro sistema di protezione sociale.
Il Tuo intervento a Bologna ci ha convinto della sintonia che potremmo facilmente trovare su temi rilevanti, a cominciare da quelli appena citati. Saremmo lieti di poter avere un incontro con Te per strutturare ulteriormente, insieme, la proposta.
In attesa allora di un Tuo riscontro, Ti invio i miei più cordiali saluti

Lucio Babolin
Portavoce della Campagna I diritti alzano la voce