Tempo di lettura: 3 minuti

(Ansa)MISSIONE VERNETTI, LA STRATEGIA ITALIANA CONTRO IL NARCOTRAFFICO
TASHKENT, 21 Maggio 2007 – Dalla via della seta alla via della droga. Almeno per la parte che riguarda l’Asia centrale il percorso e’ lo stesso e anche se la provenienza e’ diversa, la destinazione finale resta l’Europa (insieme alla Russia), mentre l’Italia porta avanti una strategia a tutto campo per ridurre il narcotraffico e con esso il terrorismo. L’oppio, coltivato soprattutto nelle province di Helmand e Kandahar, ma anche in gran parte dell’Afghanistan, ha preso il posto della preziosa stoffa tessuta un tempo non lontano da qui – il confine cinese e’ a qualche centinaio di chilometri dall’ Uzbekistan – ed e’ contrabbandato attraverso le porose frontiere delle repubbliche ex sovietiche. Passando per il Turkmenistan, l’Uzbekistan, il Tagikistan, il Kazakhstan, il Kirghizistan, l’oppio, ma anche la morfina e l’eroina gia’ raffinate, viaggiano lungo la nuova ‘rotta del nord’, che ha affiancato da qualche anno le tradizionali tratte di Iran e Pakistan. ”Fino a dieci anni fa la droga da queste parti non si era mai vista – afferma il capitano della Guardia di Finanza Raffaele Ungaro, esperto antidroga presso l’ambasciata d’Italia a Tashkent -, nel 2006 invece sono transitate attraverso l’Asia centrale 118 tonnellate di eroina e 34 tonnellate di oppio. Dalla rotta nord attualmente passa il 21,3% dell’oppio afgano”. ”Il traffico nella regione – spiega Ungaro, che lavora all’ addestramento delle guardie di frontiera – e’ gestito da microgruppi di due o tre persone spesso parenti tra loro. E se lungo i circa cento chilometri di frontiera ben controllata tra Uzbekistan e Afghanistan la droga passa lo stesso, il flusso diventa intensissimo attraverso i 1.300 chilometri di confine tra Tagikistan e Afghanistan”. E’ una terra abitata da tagiki sia dal lato afghano sia da quello di Dushanbe. Sono sciiti di rito ismaelita imparentati tra di loro, abituati a passare da una parte all’altra trasportando carichi di ogni tipo, anche verso il confine cinese dove il territorio diventa montagnoso. Ma qui ci sono gole e valichi conosciuti da sempre e far filtrare la droga e’ facile. A complicare la situazione, nel nord dell’Afghanistan, provincia di Badakshan, si sono moltiplicate anche le piccole ‘raffinerie’ familiari. ”Non sappiamo esattamente da dove arrivino i cosiddetti precursori, i componenti chimici necessari per trasformare l’oppio in morfina ed eroina – osserva Jim Callahan, coordinatore a Taskhent dell’ufficio Onu per la lotta alla droga e al crimine -, forse dalla Cina via Pakistan, o dalla Russia attraverso la rotta nord”. A vedere di persona la situazione, e’ giunto il sottosegretario agli Esteri Gianni Vernetti che ha scelto l’Uzbekistan come prima tappa di una visita di una settimana nell’area. ”La missione – spiega Vernetti – ha tra i suoi obiettivi prioritari quello di contribuire alla stabilita’ regionale, coinvolgendo sempre di piu’ questi paesi nella lotta al traffico di droga che dall’Afghanistan, in percentuale rilevante, giunge in Europa, attraverso l’Asia centrale. Questo e’ il senso dei tanti progetti ai quali l’Italia partecipa e nei quali sono coinvolti i paesi confinanti con l’Afghanistan”. Un tema molto importante, aggiunge il sottosegretario, ”sul quale vogliamo fare di piu’ e’ il controllo delle frontiere e la formazione della polizia doganale. Valuteremo la possibilita’ di diffusione dell’iniziativa molto positiva realizzata dalla Guardia di Finanza nella provincia di Herat al confine con l’Iran”. ”Solleciteremo anche i paesi – conclude il sottosegretario che domani sara’ in Tagikistan – ad aderire alle convenzioni internazionali e ad adottare legislazioni nazionali in materia di lotta al riciclaggio di denaro proveniente dalla droga e di azioni ancora piu’ efficaci per recidere il legame tra narcotraffico e gruppi di terroristi di matrice islamista”. (di Eloisa Gallinaro)