Come hanno affrontato la pandemia da Covid19 e soprattutto il primo, stretto lockdown del marzo 2020 le persone che usano droghe? Come hanno gestito i propri consumi di sostanze e più in generale che strategie hanno adottato per far fronte a un cambiamento così disorientante? Quanto hanno inciso i fattori di contesto?
Queste le domande che hanno guidato la ricerca qualitativa, condotta secondo l’approccio centrato sul consumo controllato di droghe, presentata nel nuovo libro a cura di Claudio Cippitelli e Susanna Ronconi “A casa di mia sorella, niente. La vita e i consumi delle persone che usano droghe durante il lockdown. Una ricerca qualitativa” per Edizioni ETS (25 euro, ISBN 9788846763570, acquista sul sito dell’editore).
Il testo che pubblica la ricerca condotta in autonomia – e senza finanziamenti – dalla società civile durante il primo lockdown causato dalla pandemia dovuta al Covid 19, contiene i contributi di Denise Amerini, Stefano Bertoletti, Micaela Castiglioni, Patrizia Meringolo, Maria Teresa Ninni, Emanuele Perrone, Patrizia Rizzotti, Stefano Vecchio, Grazia Zuffa.
Le risposte fornite da un gruppo di consumatori – diversi per storie e modelli di consumo – gettano luce sulle capacità, le competenze, le strategie di chi usa nel saper riorientare e adattare il proprio consumo in modo funzionale, anche in una situazione così estrema. Una lettura in controtendenza con gli stereotipi dominanti, che offre una prospettiva nuova e promettente anche per gli interventi nel campo dei consumi e per la promozione della salute delle persone che usano droghe.
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