Il piu’ giovane drogato dovrebbe avere a mala pena 3 anni, il piu’ vecchio puo’ darsi ne abbia 12: nel centro di trattamento Wadan, una marmaglia gesticolante riprende il gusto di vivere, dopo anni di dipendenza, problema in crescita in Afghanistan.
Due bimbette vestite con una uniforme blu, una delle quali coi capelli raccolti in un foulard, giocano con le racchette. Alcuni ragazzi si contendono un pallone giallo. Altri sono dediti ad un gioco elettronico rudimentale. Tutti hanno l’aspetto di essere attivi, sani. Erano in una condizione completamente all’opposto quando sono arrivati a questo centro di Jalalabad (est).
“Quando li ho visti per la prima volta, questi bimbi erano depressi, infelici. Non giocavano, non si preoccupavano della loro igiene”, osserva Massouma Khatina, un infermiere. “Erano come dei fantasmi”, aggiunge uno dei suoi colleghi.
Dopo 45 giorni passati al centro dell’ONG Wadan, che accoglie 25 bambini e 35 bambine, spesso anche le loro madri, essi sono come completamente cambiati. Normale.
Vengono erogati trattamenti medici leggeri, per quelli con meno problemi, eccezionalmente una idroterapia (doccia fredda quando non e’ possibile altrimenti) per i casi piu’ pesanti.
La piccola Marwa, un bella bambina di meno di 10 anni, ne e’ venuta fuori trasformata. “Io prendo delle pillole per dormire da quando era molto piccola. In precedenza ero sempre stanca. Dormicchiavo. Avevo mal di testa. I miei compagni mi prendevano in giro. Mi chiamavano l’assonnata”, racconta dolcemente.
“Ora mi sento meglio, anche se non sono completamente in forma. Sento che posso riprendere a giocare”, prosegue questa bambina che sogna di diventare ingegnere.
Brikna, 7 anni, ha anch’essa assunto per anni delle pillole per dormire, sia sonniferi diluiti nel latte o, piu’ frequentemente, un brodo a base di oppio, molto diffuso nella sua provincia di Nangarhar, di cui Jajajabad e’ la capitale, cosi’ come fa sapere Fazalwahid Tahiri, l’amministratore del centro. “Mia mamma era malata, mi faceva prendere delle pillole” perche’ io fossi tranquilla, dice ingenuamente all’AFP.
“Qui, nelle zone rurali, si da’ la droga ai bambini che hanno mal di stomaco, influenza… Siccome l’oppio e’ facilmente disponibile, le persone non lo considerano come una droga che possa portare alla dipendenza”, dice Tahiri.
In Afghanistan, che produce piu’ del 90% dell’oppio mondiale, i genitori sono direttamente responsabili della tossicomania dei loro figli.
Nella maggior parte del Paese, questi ne vengono coinvolti poiche’ sono “fumatori passivi” di oppio che i loro padri consumano in casa, spiega Zarbadshah Jabarkhail, medico che lavora per l’ufficio Onu contro la droga e la criminalita’ (UNODC).
Tre dei cinque bambini di Baspari, una giovane donna di 28 anni, ne sono ormai coinvolti. Gli altri due, un lattante di 10 mesi e un bimbo di meno di due anni, sono consumatori passivi. “So che questo e’ male. I medici mi hanno detto di non farlo. Non lo faro’ piu””, dice in modo poco convinto davanti ad un impiegato del centro.
E questa contadina ignorante, che coltiva oppio con suo marito, descrive sorridente gli effetti della droga sui propri figli: “Talvolta danzano, altre possono dormire per tre giorni di fila”. “Mi hanno dato le stesse cose quando ero piccola. Del resto quando non si hanno soldi per comprare dei medicinali, non c’e’ scelta”.
In alcune province le mamme danno consapevolmente droga ai loro piccoli perche’ gli stessi stiano tranquilli. Un metodo in voga nel nord, che permette loro di dedicarsi al raccolto dell’oppio o di tessere dei tappeti senza esse importunati dai loro figli, racconta il dr Jabarkhail.
“Le famiglie povere hanno molti bambini ma non possono occuparsi di essi altrimenti non sono in grado di guadagnare soldi. Ma non capiscono che dando loro della droga li uccidono”.
Secondo una stima americana, circa 1,6 milioni di afghani, su una popolazione di 30, sono drogati, 300.000 dei quali sono bambini.
Secondo l’UNODC, tra il 2005 e il 2009 il numero di eroinomani e’ triplicato, attestandosi a 150.000, mentre 230.000 persone assumono oppio.
E sempre piu’ tossicodipendenti significa sempre piu’ bambini coinvolti dal fenomeno, dice il dr Jabarkhail. La minaccia e’ notevole per un Paese molto giovane (piu’ della meta’ degli abitanti ha meno di 18 anni), per cui i bambini hanno un futuro… incerto.
(agenzia AFP del 11/02/2013)