L’Agenzia della Pubblica sicurezza del Messico ha accusato la strategia antidroga degli Stati Uniti di alimentare la violenza che sta attanagliando il nord del Paese. Nei sei mesi passati, da quando sono diminuite le esportazioni verso gli Stati Uniti, il valore del mercato della cocaina in Messico è quasi raddoppiato, da 431 a 811 milioni di dollari.
Barack Obama ha inviato in Messico altri 400 agenti specializzati nella guerra alla droga, oltre agli oltre mille agenti della Dea già presenti grazie al cosiddetto ‘plan Merida’ voluto da George W. Bush. Il risultato è stato devastante: in pochi anni, la cocaina non più esportata ha inondato le strade messicane, e da 260mila consumatori si è passati agli attuali 1,7 milioni.
La Dea respinge le accuse, cercando di non polemizzare. “Non voglio commentare nello specifico ciò che loro ritengono essere la causa della violenza”, ha detto David Ausiello, portavoce dell’Agenzia antidroga statunitense. “La cooperazione fra i nostri Paesi, da quando Calderon è presidente, non ha precedenti. La sua amministrazione ha deciso di combattere i cartelli della droga e il risultato è un significativo aumento di arresti per narcotraffico. E’ quello che accade quando le forze dell’ordine arrivano e cominciano a fare il loro mestiere. Vedremo un ulteriore aumento della violenza in futuro”.
Con la presenza di maggiori riserve di cocaina in Messico, il mercato illegale degli stupefacenti si e’ allargato e sono aumentati i profitti per le gang della droga, ribatte l’Agenzia di Pubblica sicurezza. Per questo, sono state fatte urgenti raccomandazioni a Calderon affinché la campagna antidroga includa il trattamento della tossicodipendenza, piuttosto che basarsi solo sulla repressione.
Da quando Calderon ha lanciato la guerra alla droga, le vittime della violenza fra cartelli e forze dell’ordine sono oltre 40mila.