Ha tirato un grosso sospiro di sollievo l’industria della cannabis dell’Alaska martedì scorso a seguito dell’esito dei referendum per la moratoria della cannabis legale tenutisi in tre delle maggiori aree “metropolitane” dello stato all’estremo nordovest del continente nordamericano.
Le consultazioni, che hanno coinvolto circa un quarto della popolazione dell’Alaska, si sono tenute a Fairbanks (33.000 abitanti), a Fairbanks North Star Borough (100.000) e nella Penisola di Kenai (58.000). In tutti e tre i casi il no hanno prevalso ampiamente, ovunque con oltre il 60%.
Rispedite quindi al mittente le velleità di ritorno al proibizionismo, che avrebbero messo in seria difficoltà il tessuto industriale legato alla cannabis – che a Fairbanks conta ben 25 aziende, 18 impegnate nella produzione – più che in qualsiasi altra regione dello Stato. Rimangono però sul campo alcune ipotesi di ulteriore regolamentazione: il Comune di Fairbanks, per esempio, starebbe considerando un’ordinanza che limiterebbe il numero di aziende di marijuana in città.
Le elezioni si sono svolte lo stesso giorno in cui il Dipartimento delle Entrate dell’Alaska ha reso note le sue entrate mensili derivanti dalla produzione di marijuana. Lo stato ha raccolto quasi 700.000 dollari nel mese di agosto: si tratta dell’importo mensile più elevato da quando è iniziata la tassazione lo scorso ottobre. Di questi la metà provengono dalle aree che sono andate al voto martedì.
[Fonte: MJBIZDaily]