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Con l’aiuto di Ong specializzate, il governo argentino sta mettendo a punto un progetto per depenalizzare l’uso personale di droghe e combattere narcotraffico e lavaggio di danaro sporco. Dovrebbe essere pronto entro fine anno, ha comunicato il ministro della Giustizia, Anibal Fernandez, il 30 luglio.

“Non mi piace che si condanni come criminale chi ha una dipendenza. A essere condannati devono essere quelli che vendono la sostanza”, aveva detto il giorno prima la presidente Cristina Kirchner, presentando un’indagine nazionale sul consumo di stupefacenti, alcol e tabacco.
Secondo quest’indagine, che suddivide i dati per regioni, il problema maggiore in Argentina e’ l’alcol, consumato dal 76% della popolazione, e che compare nei delitti, negli incidenti stradali e nei decessi molto piu’ spesso delle droghe illegali. L’inchiesta e’ stata condotta nel 2008 in tutto il territorio, e ha coinvolto 51.162 persone residenti in localita’ con piu’ di 5.000 abitanti, un campione rappresentativo del 96% della popolazione. Tra gli intervistati, il 9,9% degli uomini e il 4,9% delle donne hanno ammesso d’avere consumato marijuana qualche volta, una quota che sale rispettivamente al 24,5% e al 15,6% a Buenos Aires, dove vivono 2,7 milioni di persone. Il 4,8% degli abitanti della capitale assume cocaina, contro una media nazionale del 2%. Poi c’e’ il “paco”, il derivato a basso costo della cocaina, che fa strage nei luoghi in cui le bande di narcotrafficanti dettano legge. L’Argentina e’ anche Paese di transito e traffico di droghe tra Europa e Stati Uniti.

In Argentina il possesso di droghe e’ considerato un reato, anche se in quantita’ minime per uso personale, e la maggioranza delle cause giudiziarie riguardano i consumatori, benche’ la tendenza sia ad archiviare le pratiche o ad avviare i drogati in centri di recupero. Il ministro ha sostenuto che il Governo sta “cercando una norma moderna, intelligente e che dia al magistrato la responsabilita’ di risolvere la problematica in base a cio’ che si sta presentando”. L’idea e’ d’applicare “una politica di trattamento quando si tratta di consumo, e una forte politica di repressione contro tutte le forme di collocazione di prodotti e sostanze illegali e di lavaggio di denaro da narcotraffico”, ha spiegato il ministro.

Un comitato scientifico di esperti, coordinato dalla procuratrice Monica Cunarro, lavora al progetto da tre anni e fornisce consulenza al Governo. “E’ necessario abbandonare l’approccio criminalizzante. Le politiche delle droghe devono tornare nell’ambito della salute dal quale non sarebbero mai dovute uscire”, sostiene Ricardo Paveto, segretario dell’Associazione per la riduzione del danno (ARDA). Secondo lui, “la criminalizzazione dell’utente si sostanzia in un immaginario di pericolosita’ sociale del consumatore di droghe, malgrado che, statisticamente, delle 400.000 persone detenute dal 1989 per possesso per consumo personale, il 90% non avesse precedenti penali e lavorasse o studiasse”. Da parte sua, Graciela Touze’, di Asociacion Civil Interscambios, vede con favore una revisione delle politiche e della legislazione in materia di droghe. “Occorre riesaminare i risultati della legge sulle droghe che da vent’anni penalizza il possesso per consumo senza che, come e’ evidente, abbia condotto alla riduzione dell’abuso di droghe”.