Nuntio vobis gaudium magnum, esordisce Pino Arlacchi nella sua recente esternazione sulla nomina al comando dell’UNODC (l’agenzia delle Nazioni Unite per droghe e crimini), come successore di Antonio Costa, dell’ex ambasciatore russo Fedotov: cioè di un importante membro della nomenklatura di un Paese dove vi sono oltre 2 milioni di eroinomani; dove sono proibiti sia il metadone che qualsiasi altro intervento mirato alla riduzione del danno; dove supera l’80% la frequenza di consumatori per via iniettiva che sono ammalati di AIDS o almeno sieropositivi; dove le massime autorità invocano a gran voce la fine di una linea di condotta eccessivamente mollacciona nella lotta al narcotraffico. Finalmente insomma, continua Arlacchi, abbiamo un mio degno erede come generalissimo nella guerra alla droga – quella guerra in cui tra morti di droga illecita e morti sparati siamo già a diversi milioni di caduti, e molti altri ne occorreranno sino alla Vittoria Finale. Scongiurato, sottintende il Nostro, è infine il pericolo che si blocchi quel meccanismo che tante belle palanche procura all’economia criminale, da riciclare a sostegno di quegli inetti dell’economia legale; che tante cospicui bonus consente di stralciare dai megafatturati, onde far ragionare i politici di ogni razza e colore; che tanti onori procura alle corporazioni di scienziati e curanti, i quali altrimenti rischierebbero di restar disoccupati (dovendo cedere il posto, per maggior sciagura, ai pericolosi esperti di educazione e di corretta informazione, ai samaritani straccioni i quali sotto il labaro della “bassa soglia” corrono appresso ai rifiuti della società per evitarne l’eliminazione.)
Precisiamo: non abbiamo ancora visto Mr Fedotov all’opera: quindi può darsi benissimo che la sua vasta esperienza in diversi Paesi gli abbia aperto gli occhi sull’esigenza di una politica agli antipodi di quella sinora sostenuta dagli USA, dalla Russia, dall’UNODC (e naturalmente dall’Italia). Se tale caravaggesca Caduta sulla Via di Vienna dovesse verificarsi, saremmo i primi a pregare il Padreterno e tutti i Santi che prendano Fedotov sotto la loro protezione, visto il trattamento riservato a casa sua ai “non allineati”.
Seconda precisazione: e Mr Obama? Dopo la riduzione a frattaglia della sua riforma sanitaria; dopo l’evirazione delle norme di controllo sulla finanza selvaggia; dopo le umiliazioni che gli ha inflitto la Corte Suprema, prima abolendo ogni limite ai finanziamenti delle lobbies ai politici, poi cassando le poche norme restrittive della vendita e del possesso delle armi (di cui buona parte vendute a caro prezzo ai narcotrafficanti); dopo i successi di una destra sempre più aggressiva, efficace burattinaia della pubblica opinione, che lo hanno costretto alla conferma della strategia di “ripulitura” un pezzo alla volta dei territori in mano ai talebani; dopo gli accordi dei suoi generali con gli oligarchi russi per l’acquisto di elicotteri (a circa $ 12.000.000 cadauno – un ottimo affare, per incidens, sia per gli uni che per gli altri); dopo il ritorno alla grande dei gigioni di una volta (“la guerra del Vietnam la stavamo vincendo, bastava un ultimo sforzo, ma quei disfattisti bastardi traditori comunisti …..[omissis] nelle nostre stesse file ce l’hanno impedito”); con l’incubo delle elezioni di Novembre: cosa volete che l’assediato Barack stia a rugare per la nomina all’UNODC di un potenziale sostenitore di quella linea che lui stesso e il suo Drug Czar hanno a parole rinnegato?
Perciò Mr Arlacchi, che da un pezzo non si sentiva e del quale non pativamo l’assenza, oggi riemerge dagli abissi per cantare a squarciagola il suo Exsultate, Jubilate, sulle cui note l’Orso Russo si accinge a ballare felice e contento: facendo finta di non sapere quanti – nelle stesse Nazioni Unite e altrove, preoccupati, per esempio, per il mancato contenimento dell’AIDS e per il rigurgitare delle carceri – lo aspettano al traguardo del suo fallimento e della sua imbalsazione, a naturale completamento di un esemplare trio museale insieme ai suoi due predecessori.