Tempo di lettura: 5 minuti

Traffico di droghe e traffico di armi: un binomio quanto mai saldo, all’insegna di una violenza dalle caratteristiche sempre più sistemiche e omogenee. Lo spaccio di sostanze stupefacenti, infatti, si pone in luce come la principale causa di scontri armati nei paesi dell’Unione Europea.

È questo il tema al centro dell’ultimo rapporto pubblicato dall’Emcdda, dal titolo The nexus between drug markets and gun violence in the European Union che potete scaricare anche dal sito di Fuoriluogo.

Partendo da un’esauriente analisi multidisciplinare, il documento cerca di rispondere a tre quesiti:

  1. qual è il nesso fra traffico di armi e traffico di droghe nell’Unione Europea?
  2. Quali sono scopi e caratteristiche della violenza armata in Ue?
  3. In che modo questo tipo di violenza si riflette sulla società?

Traffico di armi e traffico di droghe nell’Unione Europea

Il primo dei tre interrogativi comporta un esame incrociato: come si legge dallo studio, infatti, il traffico di armi da fuoco nell’Unione europea non solo è alimentato dalla domanda criminale, ma rappresenta inoltre un fattore chiave per altre attività criminali come il traffico di sostanze illecite.

Il mercato illegale delle armi da fuoco è costituito principalmente dal traffico di pistole, sebbene limitazioni e disparità nell’accesso lo rendano un business caratterizzato da grande chiusura anche all’interno del contesto criminale stesso. Il mercato delle armi non è accessibile in maniera omogenea per tutti i livelli criminali, rispecchiando piuttosto le differenze gerarchiche presenti nel contesto. Stando a studi condotti da Europol, Flemish Peace Institute e Emcdda, le azioni portate avanti dalla criminalità organizzata hanno tuttavia osservato un aumentato utilizzo di armi da fuoco nel corso dell’ultimo decennio. Il legame fra armi da fuoco e mercato delle sostanze è del resto una connessione consolidata su scala globale.

Già nel 2001, il programma di azione dell’ONU per prevenire, combattere ed eliminare il commercio illecito di armi di piccolo calibro e leggere esprimeva preoccupazione in tal senso. Nel 2008, la Commissione ONU sugli stupefacenti ha sottolineato la necessità di affrontare i collegamenti tra il traffico illecito di droga e le armi da fuoco, affermazione ribadita da una risoluzione del 2022. Una recente analisi dell’UNODC, mediante un confronto fra mercati illeciti di armi a livello europeo, ha evidenziato che nel 28% dei casi i sequestri di armi da fuoco avvengono nell’ambito del traffico di droghe, cifra che in alcuni Stati raggiunge il 44%.

Il traffico di armi si collega al traffico di droghe per molteplici altri aspetti, innanzitutto perché le armi da fuoco vengono spesso contrabbandate dalle stesse reti criminali che gestiscono lo spaccio di sostanze.

In Europa lo snodo principale per la circolazione illegale di armi e droghe è costituito dalla rotta balcanica, da cui si diramano percorsi in grado di penetrare il centro del continente, via terra, e di giungere alle coste scandinave, via mare. Tuttavia, questo tipo di affari non è generalmente molto redditizio, venendo sfruttato in funzione supplementare di attività più lucrose, come per l’appunto il traffico di droghe, con un accesso alle armi perlopiù garantito da transazioni che non lasciano tracce di denaro, come nel caso di scambi fra materie diverse.

La violenza armata e le droghe

Negli ultimi venti anni, il numero di episodi di violenza armata ad opera dei cartelli criminali appare in ascesa, anche in virtù di scorciatoie legali, come la riattivazione di armi inesplose o l’utilizzo di sistemi di allarme al fine di fabbricare esplosivi, come la fabbricazione di esplosivi a partire dall’assemblaggio di sistemi di allarme in regolare commercio, pur non rappresentando un fenomeno omogeneo, nonché vincolato alla struttura delle singole organizzazioni.

La disponibilità di armi da fuoco sui mercati criminali alimenta anche la violenza armata legata alla droghe, con rilevanti distinzioni fra mercato all’ingrosso e mercato al consumo: nel primo caso, la percentuale di episodi violenti appare infatti evidentemente inferiore.

Al livello del commercio all’ingrosso, le motivazioni alla base degli episodi di violenza sono meno numerose, e hanno principalmente a che fare con le caratteristiche dei mercati stessi. Un elemento alla base dell’aumento della violenza armata nell’ambito del traffico di cocaina, ad esempio, è legato alla sua produzione, situata in Sudamerica, nonché al cambiamento del modello del traffico su larga scala in Europa.

Al contrario, per quel che riguarda il mercato al dettaglio, è possibile osservare un novero di cause più ampio, da una facilitata accessibilità a un impiego più rilevante di persone minorenni in operazioni di spaccio, da una maggiore disponibilità di armi all’utilizzo della violenza come strumento a servizio della regolazione interna del mercato.

Un’ulteriore significativa differenza riguarda il tipo di droghe trafficate, nonché le metodologie usate per produzione e trasporto.

A livello di vendita all’ingrosso, il mercato con la maggior frequenza di episodi violenti è quello della cocaina, in forza di una serie di fattori: la frammentazione dei monopoli storicamente detenuti dai grandi gruppi criminali, dunque la necessità di espandere la propria zona d’influenza, nonché la complessità della catena produttiva, infine l’instabilità del mercato stesso. Tutti fattori che, uniti alla competizione intestina venutasi a creare, hanno portato a un aumento dell’offerta della sostanza.

I mercati europei all’ingrosso tendono a concentrarsi in un numero limitato di Stati, in particolare Paesi Bassi e Belgio, in virtù della loro posizione strategica, e Spagna e Italia, garantite dallo sbocco sulle coste nordafricane.
Una volta giunte alle loro destinazioni finali, le sostanze vengono suddivise in quattro diversi mercati illeciti, facenti capo rispettivamente a Cannabis, cocaina, eroina, e droghe sintetiche: è questo il livello in cui è possibile osservare i tassi di violenza più elevati.

La Cannabis continua a costituire il mercato più lucroso in assoluto, con una stima di consumatori pari al 15,5% dei cittadini europei compresi fra i 15 e i 34 anni.  Al contrario di quanto spesso affermato spesso nel dibattito italiano, la mancata regolamentazione di un mercato di tali proporzioni comporta non soltanto l’assenza di tutela della salute pubblica, ma anche la conseguente redistribuzione di ingenti fondi in ulteriori attività di stampo criminale, secondo quello che si mostra come un circolo vizioso che garantisce alle consorterie mafiose un predominio economico sempre più aggressivo anche rispetto all’economia legale.

Traffico e consumo di cocaina si situano invece prevalentemente in Europa occidentale e meridionale: i consumatori di Francia, Italia, Spagna, Germania e Paesi Bassi, da soli, rappresentano circa il 77% del totale, con la Polonia che si attesta come principale piazza commerciale.

Eroina e sostanze sintetiche si attestano come mercati  minori, sebbene in grado di garantire introiti annui per quasi nove miliardi di euro.

Armi, droghe e contesto sociale

Sono le caratteristiche stesse dei mercati a generare tale aumento degli episodi di violenza, in primo luogo in ragione delle facilitazioni al loro accesso. Ci sono poi ulteriori fattori determinanti, come un livello di fiducia inferiore nei rapporti tra venditore e acquirente e una ridotta mobilità sociale, la quale indirizza il ricorso alle armi da fuoco in prevalenza presso i ceti più disagiati.

Il milieu criminale non esaurisce in sé l’impatto della violenza armata, riversandosi in più occasioni sulla società civile secondo due modalità. La prima, di tipo diretto, riguarda il coinvolgimento in prima persona di membri della società estranei al contesto criminale nell’ambito di sparatorie, minacce, estorsioni o, nel caso più drammatico, di omicidi frutto di scambio di persona. La violenza, insomma, quasi mai rimane racchiusa in un quadro di sola illegalità ma coinvolge direttamente anche chi si approccia al mercato nero per acquistare sostanze per uso personale.

Il secondo tipo di impatto, indiretto, si lega ai traumi personali, sociali e fisici causati da una cultura di sopraffazione e dominio del territorio spesso alla base di un progressivo deterioramento nei rapporti tra cittadini e istituzioni. Non bisogna sottovalutare, inoltre, i significativi costi sociali, come nel caso delle spese mediche, sproporzionatamente più elevate nel caso di infortuni da arma da fuoco. In conclusione, il nesso fra mercato delle droghe illecite e violenza armata si manifesta in tre aspetti: il consumo di sostanze prima della realizzazione di un’azione violenta, l’armamento di organizzazioni terroristiche, la convergenza tra consorzi criminali operanti in settori differenti.

Scarica i documenti