WASHINGTON – Fumatori incalliti e impuniti, cominciate a tremare. Parte dalla tranquilla cittadina di Belmont, nella californiana Silicon Valley, un esperimento che se imitato vi riserverebbe sgraditisime sorprese. Da due settimane infatti a Belmont è in vigore un totale divieto di fumare. Più chiaramente, è proibito consumare tabacco non soltanto in edifici e locali pubblici o nei luoghi di lavoro, ma anche in qualsiasi appartamento privato che abbia in comune un piano, un tetto o un muro con un altro. Insomma, a meno non abbiate dimora in una villa o in una costruzione isolata, non potete fumare neppure a casa vostra. Pena una multa fino a 100 dollari.
LA LEGGE PIÙ SEVERA – Approvata nel 2007, entrata in vigore il 9 gennaio dopo un periodo di transizione per dare il tempo di adeguarsi, quella di Belmont è la più severa legge anti-fumo degli Stati Uniti. E apre un fronte nuovo e più avanzato nella battaglia nazionale contro il consumo di tabacco. Altre città negli Stati Uniti hanno adottato misure molto restrittive contro il fumo, ma nessuna era arrivata a uno schema così radicale. «Belmont rompe una barriera invisibile, affrontando il vizio del fumo nelle case come un tema di salute pubblica: fumare nella stanza da letto a tanto pericoloso quanto farlo in ufficio» ha detto al New York Times Serena Chen, direttrice dell’American Lung Association of California. All’origine della legge c’è l’iniziativa di un gruppo di pensionati, tutti inquilini dello stesso condominio, che avevano lanciato una campagna per convincere l’Amministrazione comunale ad agire contro il fumo passivo.
FUMATORI INFURIATI – Motivo scatenante, il fumo proveniente dagli appartamenti confinanti, che passava da ogni fessura e impregnava le loro case. «Un cane che abbaia ci disturba, ma non ci uccide, il fumo passivo ci disturba e ci uccide: aiutateci», aveva scritto in una lettera alle autorità locali e federali Ray Goodrich, 84 anni, malato di enfisema polmonare. La protesta si era poi allargata, convincendo infine il City Council a scegliere la soluzione più ardita. Che ha ovviamente lasciato scontenta una parte della città, quella dei fumatori, i quali parlano di vendetta personale e di limitazione alla libertà personale. «Sono indignata – ha detto Edith Frederickson, che vive nel condominio incriminato -, mi sento come un criminale. Non è possibile che in America ci debbano dire come dobbiamo vivere e cosa dobbiamo fare».