Sono trascorsi quattro anni da quando la Corte della Bosnia Erzegovina ha avviato processi in merito a crimini di guerra, ma non è ancora stata avviata la costruzione di una prigione a livello statale. Nel frattempo sono stati spesi milioni di marchi convertibili per trovare spazio per chi è stato ritenuto colpevole di questi crimini in strutture e penitenziari a livello di Entità, che però non presentano alti livelli di sicurezza e non rispettano gli standard richiesti a livello europeo.
Il ministro della Giustizia della Bosnia Erzegovina ha annunciato che la costruzione di una prgione statale potrebbe iniziare nella primavera del 2010, chiarendo però di “non voler essere coinvolto in nessuna previsione”. La Corte intanto ammonisce che l’inesistenza di una struttura a livello statale è un “problema grave” in termini di sicurezza e di costi-benefici, ritenendo che un istituto penitenziario di quel tipo “alleggerirebbe le pressioni esistenti sulle attuali strutture, migliorando le condizioni di vita dei detenuti”.
In un rapporto del Consiglio d’Europa risalente al 2007 si affermava che, già allora, la capacità d’accoglienza delle carceri bosniache era esaurita e che le condizioni per chi vi era rinchiuso erano “minime”, giudizi tratti da una valutazione fatta dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani.
Quando la Corte statale ha avviato il suo lavoro nel 2004, è stata istituita anche un’unità detentiva, l’unica in tutta la Bosnia i cui livelli di sicurezza siano in linea con gli standard europei e le leggi in vigore in Bosnia Erzegovina.
Ciononostante quest’unità rappresenta solo una parziale soluzione al problema, dato che può ospitare solo 21 detenuti. Il ministro della Giustizia sottolinea che vi sono attualmente 78 sospetti o imputati per crimini di guerra rispetto ai quali la Corte ha ordinato la custodia cautelare. Per risolvere la questione, attualmente il ministero per la Giustizia paga 40 marchi convertibili (circa 29 euro) al giorno, per ogni detenuto, alle istituzioni a livello d’Entità per la custodia di 57 degli 85 detenuti per questi crimini. L’idea e la necessità di costruire una struttura […] per detenuti incriminati dalla Corte statale è emersa fin dai primi anni di attività di quest’ultima.
Ai tempi il ministero della Giustizia, iniziatore e ispiratore di questo progetto, affermò che una volta che le sezioni della Corte dedite ai crimini di guerra e alla criminalità organizzata avrebbero iniziato a lavorare “sarebbe stata messa in discussione la capacità delle strutture detentive a livello di Entità di rendere esecutive le sentenze e di garantire standard di sicurezza adeguati”. Quattro anni dopo, nonostante la Corte abbia già emesso verdetti di secondo grado per 85 persone – 35 per crimini di guerra – non vi è ancora nessuna struttura dove possano esser detenuti. L’unica attività conclusa ad oggi a questo proposito è un muro, costruito per circondare la futura prigione, che sarà situata nel quartiere di Ilidza, 10 chilometri dalla sede della Corte statale.
“Attualmente abbiamo ripulito e parzialmente circondato la zona dove sorgerà in futuro la prigione”, ha affermato Srdjan Arnaut, vice ministro della Giustizia. “Ciò che abbiamo iniziato a fare è segno della volontà della Bosnia Erzegovina di completare il progetto ma, obiettivamente, stiamo aspettando venga fornito il totale delle somme necessarie all’investimento”.
Arnaut afferma che sino ad ora sarebbero stati destinati dal budget statale circa 850.000 euro alla costruzione di istituti penitenziari, mentre il costo totale per avere la nuova prigione – che garantirà la detenzione di 350 detenuti – si aggira “sui 20 milioni di euro o qualcosa di più”.
Le stime iniziali, risalenti al 2005, erano di circa 16 milioni di euro. Nel frattempo però, chiarisce Arnaud, gli standard dell’Unione europea si sono ulteriormente modificati.
“Non vi è più la possibilità di avere più detenuti in un’unica cella”, chiarisce. “Si dovrà costruire celle individuali, per avere un solo prigioniero per cella”. Come spiegato dal vice-ministro, i donatori internazionali avrebbero messo a disposizione alcune delle risorse necessarie alla costruzione dellla prigione. Il restante si ritiene possa arrivare da un prestito della Banca europea per lo sviluppo.
“Attualmente stiamo rivedendo tutto il progetto, la Banca europea per lo sviluppo ha posto questo come precondizione per approvare il finanziamento”, ha dichiarato Arnaut a Birn. “Ci aspettiamo che il prestito venga approvato a novembre, perché, come hanno detto, non vi sarebbero aspetti problematici. Siamo ottimisti e pensiamo di poter avviare una gara d’appalto per i lavori di costruzione nel febbraio del 2010”.
“L’assenza di una struttura adeguata per rendere effettive a livello statale l’esecuzione delle sentenze rappresenta un grave problema”, ha affermato la Corte a Birn. “Gli imputati vengono giudicati dalla Corte … e sono poi inviati in strutture a livello di Entità che sono già sovraffollate. Dato che spesso la Corte statale giudica crimini per cui vengono comminate pene detentive lunghe, è essenziale una struttura con alti livelli di sicurezza”, ha aggiunto la Corte. All’inizio del 2008 il presidente della Corte statale, Medzida Kreso, ha affermato che “l’intero lavoro della Corte potrebbe essere messo in dubbio” nel caso non venisse costruito un nuovo istituto detentivo.
In un’analisi del ministero della Giustizia sulla situazione delle strutture penitenziarie della Federazione, relativa alla situazione sino al gennaio del 2009, si afferma che queste strutture “non rispondono pienamente gli standard definiti dalla Legge per l’esecuzione delle sanzioni penali e le regole europee sulla detenzione”.
“In termini generali si può dire che il numero di detenuti sia in ascesa”, afferma Entoni Seperic, portavoce del ministero della Giustiza. “Questo aggrava in modo significativo le condizioni e le disponibilità delle strutture esistenti. Le strutture della Federazione sono sovraffollate del 23% e questo dato è in continuo peggioramento”.
Il ministro della Giustizia della Federazione ammonisce che è in continuo aumento anche il numero di detenuti rispetto al numero di guardie carcerarie e questo condiziona negativamente “il livello di sicurezza delle strutture”. Le condizioni detentive in Republia Srpska non sono certo migliori. “Lo standard di vita delle persone private della loro libertà non sono al livello richiesto, ma stiamo investendo sforzi per migliorarli in modo da raggiungere gli standard europei”, afferma Boska Djukic, assistente del ministro della Giustizia della Republika Srpska.
“Le prigioni in Bosnia Erzegovina sono state tradizionalmente costruite come dormitori. È estremamente difficile mantenere l’ordine e la sicurezza in questo tipo di strutture. E incrementa il rischio di violenza e indisciplina”. Il sistema a dormitorio è un rilevante ostacolo nell’adattare le strutture alle regole europee, che prevedono che i prigionieri debbano essere, di notte, da soli nella loro cella.
Situazione stabile, nonostante tutto
Nonostante i problemi strutturali dei penitenziari sino ad ora non si sono verificati problemi rilevanti in merito a persone incriminate o condannate per crimini di guerra. Con l’eccezione di una persona, nessuno è evaso.
L’eccezione è stato Radovan Stankovic, giudicato in primo grado dalla Corte statale a 20 anni di galera per crimini commessi a Foca. Dopo essere stato mandato nel penitenziario di Foca, nell’aprile del 2007, è fuggito il 25 maggio 2007, mentre veniva trasportato in una struttura medica per esami. Nonostante il ministero della Giustizia non abbia messo in diretta relazione la scarsa sicurezza delle strutture penitenziarie con l’evasione, si è affermato che l’eventuale prigione di stato garantirebbe condizioni di sicurezza molto più alte.
In attesa della costruzione di un penitenziario a livello statale una persona ha già scontato la sua pena per crimini di guerra. Si tratta di Abduladhim Maktouf, la prima persona condannata per crimini di guerra davanti alla Corte statale. Quest’ultimo ha scontato 5 anni presso il carcere di Zenica.
Maktouf è stato condannato nell’aprile del 2006 per aver aiutato componenti dell’unità “El Mujaheed”, che era parte del terzo corpo dell’Esercito della Bosnia Erzegovina Armjia, ad effettuare l’arresto, la detenzione e il rapimento illegale di cinque civili croati nel 1993. Anche se la costruzione della prigione di stato dovesse partire nel 2010, molti altri condannati potrebbero aver scontato, per quando sarà finita, le loro sentenze. Tra questi vi è Mitar Rasevic, condannato in seconda istanza a sette anni di carcere per crimini commessi nel carcere di Foca dove, tra il 1992 e il 1994, erano state rinchiuse più di 700 persone.
Rasevic si è spontaneamente consegnato al Tribunale dell’Aja nell’agosto del 2003. Tre anni dopo è stato trasferito in Bosnia Erzegovina per la continuazione del processo a suo carico. La Corte della Bosnia Erzegovina afferma che la non-esistenza di una prigione a livello statale non è di importanza chiave in merito ai casi attualmente sotto processo. Ciononostante si afferma che il sovraffollamento delle attuali strutture e la mancanza di risorse adeguate per la loro manutenzione complica ulteriormente il tentativo di rispettare gli alti standard posti dalla legge.
“La cosa più importante è di accelerare nella costruzione di un penitenziario a livello statale, con un alto livello di sicurezza e la possibilità di ospitare 350 persone”, si afferma. “In tal modo le attuali strutture potrebbero essere decongestionate. E questo garantirebbe un miglioramento delle condizioni di vita in tutte le strutture dove vengono scontate sentenze penali”, sottolinea la Corte della Bosnia Erzegovina.