Tempo di lettura: 3 minuti

AURILLAC (Francia) – Quando una corsa si accende, è difficile spegnerla. Se poi la fiamma puzza anche di zolfo (primo corridore positivo, lo spagnolo Beltran: epo) si annunciano giorni caldi. Sulle strade del Massiccio Centrale il Tour va forte e mette in vetrina un sacco di cose. La prima è che il Lussemburgo è troppo piccolo per tre galletti. La Csc fa di tutto per complicare la giornata a Kirchen. Il percorso, un continuo su e giù, si presta. Tempo incerto, oltre i 1000 metri si pedala nella nebbia. Il vento si fa sentire, si lavora coi ventagli e al km 55 un caduta coinvolge Cunego che non si fa male ma resta indietro quando il ritmo è già alto. Davanti sono in venticinque, e cinque sono uomini di Riis. Dietro, oltre a Cunego e Bruseghin, c’è Schumacher. E’ un braccio di ferro lungo 38 km. Kirchen ha un solo aiutante, Lovkvist. La Csc non insiste. Si accontenta di aver messo paura alla maglia gialla. In Lussemburgo c’è molto interesse per questa maglia gialla che arriva esattamente mezzo secolo dopo quella di Gaul. Entro fine anno sarà completato un velodromo disegnato da Ralph Schumann, lo stesso che ha progettato la pista di Pechino.

La tranquillità dura poco. In salita, al km 98, se ne va Nibali con tre spagnoli: Luis-Leon Sanchez, De La Fuente e Jufre Pou. Fanno la loro parte, ma in gruppo i compagni di Valverde continuano a correre come chi vuol vincere il Tour. Evans è vigile, ma tende a risparmiare energie e probabilmente è una scelta saggia. Ha capito che sulle salite vere si troverà isolato. La corsa si decide sulla salitella di St. Jean, uno strappo breve (1700 metri) ma veramente duro. Dalla cima al traguardo, 9 km. Un allungo di Schumacher, che rivuole la sua maglia, fa saltare il gruppo. Pereiro e Kreuziger sono i più svelti ad acchiapparlo. E in discesa Sanchez ripete il numero che già gli riuscì due volte alla Parigi-Nizza, a Cannes nel 2007, a Nizza quest’anno. Parte a fionda in discesa e non lo rivedono più, se non sul rettilineo d’arrivo. Luis-Leon Sanchez (ripeto i nomi di battesimo perché in corsa c’è un altro Sanchez, Samuel) manda baci al cielo. Schumacher, nerissimo in volto, precede Pozzato e Kirchen nello sprint per il secondo posto.

Attenzione: dietro al vincitore sono rimasti in ventidue, la crema del gruppo. Sulla salita di St. Jean è rimasto indietro Cunego. Non è la prima volta, ma è grave che abbia perso contatto contemporaneamente a un peso massimo come Hushovd. Altri 27” sul groppone di Cunego, ora è 17º in classifica a 2’09”, che non sono un’eternità. Non si capisce se Cunego stia scontando la buona cronometro o che altro. Non lo capisce nemmeno lui. Il distacco non è un’eternità, ma non si vede come possa recuperare sulle salitone se si stacca sulle salitelle, o giù di lì.

Il gesto del vincitore ha una storia. Quella breve è che voleva ricordare il fratello maggiore, Leon-Leon, morto tre anni fa in un incidente di moto. Il capofamiglia (questa è la storia più lunga) originario di Mula, vicino a Mursia, di mestiere era guardia civil a Bilbao. Rimase ferito in un attentato dell’Eta. Il medico come terapia di riabilitazione gli prescrissi la bici e lui coinvolse nelle uscite i tre figli maschi, tutti Leon di secondo nome. Luis-Leon è un bel finisseur, 24 anni. Il minore, Pedro-Leon, è attaccante nel Levante di Damiano Tommasi, sceso quest’anno in serie B.

Si entra in regioni pro-cassoulet, e non si smette di trasportare l’antidoping. Ieri mattina sul sito di “Le Monde” si riferiva di dodici corridori con valori ematici sballati. Ieri pomeriggio in un comunicato di ventun righe l’Afld confermava che nel fine settimana avrebbe consegnato ai corridori i risultati delle analisi che li riguardavano, come atto dovuto, non come avvertimento. Aggiungeva che a un certo numero di corridori si sarebbe suggerito di mostrare le analisi ai loro medici essendoci la possibilità di rischi per la salute, stando ai valori di alcuni parametri. In nessuna parte del comunicato si fa riferimento all’ematocrito, quindi sui valori preoccupanti si potrebbero fare solo illazioni. Si può ragionevolmente supporre che siano coinvolti Cunego e Riccò, cui l’Uci ha riconosciuto di avere un ematocrito naturalmente più alto, ma l’Afld non ha avuto dall’Uci i passaporti biologici dei corridori e quindi si muove non certo al buio (le analisi sono fatte seriamente) ma nemmeno in totale luce, nel senso che non ha tutte le carte in mano. Dice Matxin, ds di Riccò: “A me nessuno ha detto nulla e non abbiamo nulla da nascondere”. Dice Riccò: “C’è un’atmosfera strana. Quando uno vince in un certo modo ed è giovane, si creano simpatie ma anche molti sospetti. Io sono a posto, possono controllarmi anche tutti i giorni”.

In un crescendo notevole, più pesante la notizia della sera: Manuel Beltran, spagnolo della Liquigas, messo fuori corsa perché controllato positivo all’epo dopo la tappa di Plumelec, la prima. Beltran, 37 anni, era uno dei gregari di Armstrong. Fuori uno. Dopo cena l’albergo della Liquigas è stato perquisito dagli agenti della divisione antidoping e il corridore spagnolo è stato fermato e portato via discretamente da un’auto della polizia.