Giovedì sera con 56 favorevoli, 30 contrari e 1 astenuto e dopo 7 mesi di esame e dopo 6 ore di discussione conclusiva in aula, il Senato canadese ha approvato il testo del Cannabis Act.
Il Senato canadese è stato uno scoglio complessso per il governo Trudeau, anche perchè non è elettivo. I senatori sono nominati dal Premier di turno e rimangono in carica sino a 75 anni. I 33 membri conservatori hanno fatto di tutto per rallentare l’iter. Non ha aiutato certo il processo, avviato da Trudeau, di affrancamento dei suoi membri dagli schieramenti classici che ha reso impossibili richiami alla disciplina di partito. Non è passato inosservato come nell’ultima settimana il Primo Ministro, che contava solo su 15 senatori Liberali, abbia nominato 3 nuovi membri del Senato, anche se indipendenti. Per 2 di questi addirittura la cerimonia di insediamento è stata proprio in apertura della seduta che ha portato al voto sul cannabis act.
Dopo la California, che rappresenta il quinto PIL mondiale, il Canada (11esimo) è la seconda importante economia che regolamenterà l’uso ricreativo della cannabis. A differenza degli USA dove permane reato federale creando anche grossi problemi per la gestione finanziaria delle imprese (le banche USA non possono accettare i depositi da attività illegali a livello federale, problema che interessa in parte anche l’Uruguay), in Canada per la prima volta potremo testare l’emersione completa del mercato, anche dal punto di vista strettamente finanziario.
In attesa di conoscere l’esito alla Camera dei Comuni sul testo emendato trasmesso dai senatori, di certo il via non sarà il 1 luglio la data simbolo del ritorno alla legalità della cannabis in Canada.