I movimenti antiproibizionisti di tutto il mondo sono con il fiato sospeso per il voto finale del Senato canadese sul Cannabis Act che, secondo gli accordi di inizio anno, si terrà entro giovedì 7 giugno. Il Canada diverrebbe così il secondo stato sovrano, dopo l’Uruguay, ed il primo paese dei G7 a definire un impianto legislativo per la regolamentazione legale della cannabis ricreativa.
E’ possibile che il “tour de force”, imposto dall’ostruzionismo dei rappresentanti conservatori nella camera alta di Ottawa, comporti l’attesa fino alla mezzanotte locale (le 6 italiane). Tutto dipenderà da quanti senatori vorranno intervenire prima del voto finale, al termine della terza lettura del testo da parte del Senato, durata sei mesi. Le difficoltà del passaggio in Senato sono dovute soprattutto alla sua composizione. Esso non è elettivo, ed il processo di affrancamento dei suoi membri dagli schieramenti classici, avviato da Trudeau, non si è ancora completato essendo la carica a vita (ovvero sino al 75esimo anno di età). I Liberali di Trudeau al momento contano solo 15 senatori, i Conservatori 33, mentre gli indipendenti (39) e i “non affiliati” (7) rappresentano una maggioranza piuttosto eterogenea.
Se la data del voto è certa, più incerto è il testo che uscirà dall’esame finale dell’aula. Sono almeno 40 infatti gli emendamenti approvati in queste settimane di esame. La maggior parte di questi sono aggiustamenti tecnici di scarso o nullo valore politico. Altri invece sono politicamente rilevanti. In primis la possibilità da parte della singola provincia o territorio di proibire la coltivazione ad uso personale, ma anche il divieto, introdotto pochi giorni fa con un emendamento conservatore, di vendere merchandising connesso alla cannabis.
Se, a seguito del voto favorevole del Senato, la Camera dei Comuni (già convocata per altri motivi giovedì fino alla mezzanotte) decidesse di adottare le modifiche apportate dalla Camera Alta, il disegno di legge potrebbe ricevere l’assenso reale entro la fine della settimana. Una volta che la legge sarà in vigore, tuttavia il governo federale ha già anticipato che ci vorranno altre otto o dodici settimane prima che le province e le altre parti interessate possano essere pronte per le vendite al dettaglio, al fine di consentire di adeguare i regolamenti locali per allinearli agli emendamenti apportati al testo. Slitterebbe quindi di qualche mese il via alla legalizzazione della cannabis ricreativa in Canada, fissato inizialmente dal Governo Trudeau al 1 luglio 2018. Se invece il Governo imponesse la rivisitazione di alcune delle modifiche introdotte dal Senato si rischierebbe un ping pong istituzionale che allungherebbe di certo i tempi della legalizzazione.
Il Cannabis Act prevede la regolamentazione legale della produzione, distribuzione, vendita e possesso di piccole quantità di cannabis ricreativa. Il testo è frutto di un processo partecipato che ha coinvolto prima una task force tecnica poi decine di migliaia di cittadini e portatori di interessi. Esso definisce un quadro legislativo nazionale in cui si inseriscono le normative locali, lasciate all’autonoma decisione delle province e dei territori canadesi, che nonostante le polemiche che vi abbiamo riportato in questi mesi, hanno più o meno tutto definito il loro “framework”.
Aggiornamento 7 giugno 2018 ore 21.05 italiane
Ieri è stato il giorno della mossa del Primo Ministro Justin Trudeau che ha nominato 2 nuovi senatori per riempire due posti vacanti nella camera alta canadese. Donna Dasko, sociologa, rappresenterà l’Ontario, mentre l’ex giudice Pierre Dalphond il Quebec. La cerimonia di nomina si è tenuta alle 13,30 ora locale proprio prima dell’inizio della seduta dell’aula che oggi entro mezzanotte (le 6 ora italiana) dovrebbe approvare il Cannabis Act. E’ presumibile che così Trudeau guadagni due voti utili al passaggio del provvedimento. Tony Dean, senatore indipendente e supporter del provvedimento di regolamentazione della cannabis ha dichiarato che si aspetta che il testo venga approvato senza ulteriori emendamenti. A CTV News Channel ha dichiarato: “il testo è in Senato ormai da sette mesi. È stato esaminato da cinque diversi comitati del Senato, che è cosa in qualche modo senza precedenti. Non credo che oggi ci siano ancora incertezze.”