Negli ultimi anni vi è stata la tendenza generale ad un’apertura nei confronti dell’impegno della società civile intorno alla questione delle droghe presso la Commissione on Narcotic Drugs delle Nazioni Unite (CND) e quindi verso una sua maggiore inclusione e partecipazione. Negli ultimi tempi invece ci sono stati degli sviluppi preoccupanti: la società civile è stata esclusa dagli incontri che porteranno ad uno dei voti più controversi e rilevanti dal punto di vista politico alla CND degli ultimi anni, vale a dire quello sulle raccomandazioni del comitato di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla riclassificazione della cannabis. Ciò è stato realizzato attraverso l’uso di un nuovo formato di incontri, i cosiddetti “topical meetings”, il primo dei quali si è tenuto nel giugno 2020. L’unica differenza in questo nuovo tipo di incontri rispetto al solito formato “intersessionale”, sembra essere che la società civile ne è esclusa.
Come ha sempre funzionato la CND
Seguendo questo percorso, la CND si è discostata dalle proprie pratiche e impegni politici recenti in merito alla partecipazione della società civile nei processi decisionali. Questo sviluppo sta già dando luogo a un dibattito meno fecondo e genuino e per IDPC deve essere risolto per i prossimi incontri fissati per agosto e settembre.
Gli Stati membri hanno storicamente utilizzato due format di riunione per deliberare sulle questioni relative alla politica in materia di droga presso la CND. Ufficialmente, questa si riunisce due volte l’anno nella sessione ordinaria di marzo e di nuovo nella sessione ri-convocata di dicembre. Negli ultimi sette anni, anche le riunioni “intersessionali” sono diventate all’ordine del giorno, in quanto gli Stati membri avevano bisogno di preparare riunioni di alto livello come l’UNGASS e il segmento ministeriale del 2019; più recentemente approfondire le raccomandazioni sulla cannabis dell’OMS. Negli ultimi anni, grazie al miglioramento della tecnologia, le riunioni formali convocate dal CND sono state anche trasmesse in streaming per essere osservate dal pubblico.
La partecipazione della Società Civile
Secondo le indicazioni ufficiali dell’UNODC: “in qualità di osservatori, le ONG sono in grado, tra le altre cose, di “partecipare e osservare tutti i procedimenti promossi dalle Commissioni con la sola eccezione di riunioni informali fra gli Stati membri“. Allo stesso modo, il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (detto anche ECOSOC) prevede che le ONG accreditate possano, tra le altre cose, “partecipare alle riunioni ufficiali” dell’ECOSOC e delle sue articolazioni. Gli Stati membri possono ovviamente convocare anche riunioni informali a livello bilaterale o attraverso sessioni multilaterali (“informali”) durante le quali possono non sono ammessi osservatori, come i rappresentanti delle ONG. IDPC ha già criticato la crescente dipendenza delle decisione della CND da queste discussioni chiuse e informali, in termini di trasparenza e partecipazione non solo della società civile ma anche degli Stati membri che non hanno una presenza diplomatica a Vienna.
I topical meeting e l’esclusione della Società Civile
Il nuovo format dei “topical meeting” si distingue per una serie di ragioni. Innanzitutto, non ha precedenti e rappresenta una chiara deviazione dai normali processi decisionali, senza una giustificazione concreta per farlo. In secondo luogo, il carattere dell’incontro non è mai stato chiarito. Nel “documento non scritto” del maggio 2020, il presidente di turno della CND non ha chiarito se le riunioni fossero sessioni “ufficiali” o “informali”: una distinzione importante, non solo per l’inclusione della società civile, ma anche per traduzione e verbalizzazione. La cosa più inquietante è che l’unica distinzione tra i “topical meetings” e l’incontro intersessionale che segue sembra essere che la società civile è invitata a partecipare a quest’ultimo, ma non ai primi. In effetti, la società civile sembra essere l’unico gruppo specificamente escluso da questi incontri. Come accennato in precedenza, secondo la guida UNODC alle ONG, le organizzazioni accreditate ECOSOC sono autorizzate a partecipare e osservare “gli atti della CND” ad eccezione di riunioni informali, che sono esplicitamente descritte come destinate esclusivamente a “Stati membri”. Questi “topical meetings”, convocati dal presidente della CND e dal Segretariato, che comprendono soggetti diversi dagli Stati membri (OMS e INCB), non corrispondono a questa definizione; pertanto l’esclusione della società civile da queste sessioni sembra essere in contrasto con le linee guida dell’UNODC.
Perchè la società civile deve essere inclusa in tutti i futuri incontri della CND
Il valore attribuito dalla famiglia delle Nazioni Unite all’inclusione della società civile è chiaro. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha recentemente dichiarato che i membri della società civile sono “partner indispensabili” e che “è impegnato in un multilateralismo inclusivo basato sulla profonda interazione con la società civile“. Inoltre ha dichiarato che la società civile “potrebbe contare sulle Nazioni Unite affinché facciano tutto il possibile per proteggere e promuovere lo spazio civico”.
Nella Dichiarazione del segmento ministeriale di Alto Livello del 2019, gli Stati membri hanno ribadito il “ruolo importante” svolto dalla società civile nel sostenere i loro sforzi nell’attuazione di impegni comuni in materia di politica delle droghe e hanno sottolineato “l’importanza di promuovere partenariati pertinenti“. Sostenendo l’implementazione della politica internazionale di controllo delle droghe attraverso un’efficace collaborazione tra agenzie, i membri delle Nazioni Unite si sono impegnati a “intensificare i nostri sforzi congiunti e sostenersi a vicenda … per promuovere il coinvolgimento e la partecipazione attivi della società civile e delle comunità locali, comprese le persone che fanno uso di droghe, nonché delle donne e dei giovani.”
Né il presidente della CND né il segretariato della CND hanno fornito spiegazioni (pubbliche) sufficienti sul perché di tali riunioni ribattezzate come “topical meetings”; né hanno chiarito se queste riunioni sono riunioni “formali” o “informali” della CND. In un momento in cui il formato virtuale degli incontri delle Nazioni Unite rende possibile l’espansione della partecipazione della società civile piuttosto che la sua limitazione, l’approccio adottato per queste importanti discussioni sulla cannabis costituisce un precedente pericoloso, sia all’interno che all’esterno del settore delle politiche sulle droghe. Inoltre, l’esclusione della società civile è dannosa per le discussioni stesse: le ONG possono apportare inestimabili prospettive, esperienze e conoscenze ai dibattiti, spesso disconnessi, a Vienna e sono di chiaro beneficio per gli Stati membri. Mentre IDPC accoglie con favore i prgressi ottenuti nell’impegno della società civile nella CND in generale, limitare la partecipazione in questo modo è in contrasto con il principio fondamentale dell’inclusione della società civile così apprezzato dal sistema delle Nazioni Unite. Ulteriori “topical meetings” sulle raccomandazioni dell’OMS sulla cannabis e le sostanze correlate si terranno ad agosto e settembre. È necessario che la dubbia caratterizzazione di questi incontri sia riesaminata e riconfigurata in modo da non escludere le voci importanti delle ONG accreditate dall’ECOSOC.
Potete scaricare la nota di IDPC “Closing Doors: The exclusion of civil society at the ‘topical meetings’ of the UN Commission on Narcotic Drugs” in formato pdf (in inglese).