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La National Football League (NFL) non emetterà più sospensioni automatiche per i giocatori che risulteranno positivi alla cannabis.

Le modifiche inserite nel nuovo accordo di contrattazione collettiva fra i giocatori e la NFL modificano quelle che da lunga data erano le politiche sulla marijuana della lega professionistica del Football americano USA. Secondo le nuove linee guida, i giocatori saranno soggetti a test solo da due settimane prima l’inizio del ritiro precampionato. La soglia ammissibile di THC nel sangue verrà aumentata da 35 a 150 nanogrammi e i test eventuali positivi saranno prima esaminati da un Board di medici che è stato nominato sia dai giocatori che dalla Lega. Il Board decide quindi se il giocatore ha bisogno di assistenza, senza alcuna sospensione automatica dal gioco.

La NFL si sta allontanando quindi da un approccio punitivo sulla cannabis, per fornire eventuale aiuto a coloro che ne hanno bisogno. Le linee guida del vecchio CBA (l’accordo fra giocatori e Lega) erano molto più severe. I giocatori della NFL senza precedenti violazioni venivano testati una volta fuori stagione. Durante la stagione regolare, 10 giocatori per squadra venivano stati scelti casualmente per essere testati ogni settimana. Un test positivo significava un rinvio al programma di abuso di sostanze. Una seconda violazione comportava una multa di due game checks (un game check è 1/17 del salario base annuale), alla terza violazione veniva comminata multa di quattro game checks, alla quarta violazione vi era una sospensione di quattro partite, la quinta violazione portava alla squalifica per 10 partite e la sesta violazione determinava un divieto di accedere al campo per un anno.

I cambiamenti della NFL seguono i cambiamenti politici avviati dalla Major League Baseball, che recentemente ha eliminato la cannabis dal suo elenco di sostanze vietate.

[fonte NORML]