[ERRATA CORRIGE] E’ stato organizzato per il 16 febbraio, dalle 14:00 alle 18:00, il sit in sotto il Ministero della Salute in Piazza Castellani a Roma dei pazienti che si curano con la cannabis terapeutica. Promossa da Cannabis Cura Sicilia Social Club, Aps Seminiamo Principi, Canapa Caffè, The Hemp Club, DeepGreen e TrisciuOIL, organizzazioni di pazienti unite sotto la sigla Medical Social Club Italia, la manifestazione “ha come fine quello di ottenere un dialogo aperto con le Istituzioni, per cercare di risolvere gli innumerevoli problemi di chi è in cura con la cannabis nel nostro Paese” come sottolineano gli organizzatori nel loro comunicato stampa.
L’obbiettivo concreto è “concedere l’autorizzazione alla coltivazione (Art 17 Dpr 309/90) a chiunque necessita curarsi” autorizzando al contempo club a farlo in forma associata per chi non ha la possibilità e la capacità di farlo, “normalizzando il ruolo delle associazioni che da anni aiutano i malati a divincolarsi nella burocrazia”.
Alla manifestazione parteciperanno tanti pazienti e diverse associazioni “a testimonianza di quanto deve subire un malato per via di leggi superate, del pregiudizio e dell’ignoranza di chi ancora non ha compreso quanto preziosa sia la cannabis per l’umanità”.
Nonostante le promesse della scorsa legislatura infatti nulla si è fatto per superare il gap fra domanda di cannabis terapeutica e fornitura nazionale. Ancora oggi incolmato, provoca periodicamente mancanze di materia prima e quindi a cascata, interruzioni dei piani terapeutici di chi la usa per le sue molteplici applicazioni mediche. I promessi – due anni fa – bandi per la coltivazione da parte di imprese private restano un miraggio, mentre sappiamo bene come è finito il percorso parlamentare della legge delle 4 piantine, affogato in aula poco prima che anche la legislatura facesse la stessa fine.
Nel frattempo in Italia, come denunciano le associazioni ricordando la vicenda di Walter De Benedetto, “capita spesso che una persona in cura con cannabis venga “confusa” dalle forze dell’ordine per un “criminale” quando un malato, a cui non basta la cannabis fornita dal Sistema Sanitario, o che non riesce ad acquistarla in farmacia, viene scoperto ad autoprodurre la propria terapia: sono diversi i casi di malati che hanno dovuto subire processi e condanne per la produzione di poche piantine.”