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estratto-antimafiaDurante le audizioni presso la Commissione Giustizia della Camera in relazione alle proposte di Legge sulla legalizzazione della coltivazione e vendita della cannabis se ne sono sentite molte. Molti interventi hanno rappresentato un vero passo avanti esplicitando con chiarezza quanto sia necessaria una svolta nella normativa attuale, sia  per i diritti di centinaia di migliaia di consumatori abituali di cannabis  che di quanti ne fanno un utilizzo terapeutico e ancora, malgrado quanto sancito dalla Legge, sono costretti a contorti percorsi ad ostacoli per veder riconosciuto il loro diritto a cure adeguate. L’intervento sicuramente fra i più interessanti per chiarezza e rigore è quello proposto dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Nel documento presentato alla Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, l’Antimafia, con una non comune coerenza, esprime il proprio “parere positivo per tutte le legge che mirano a legalizzare la coltivazione, la lavorazione e la vendita della cannabis e dei suoi derivati “. I vantaggi della legalizzazione dal punto di vista dell’autorevole organo sono facilmente individuabili da una parte nella liberazione di risorse umane e finanziarie in diversi comparti della Pubblica Amministrazione e soprattutto nel settore giustizia, e dall’altra in una immediata diminuzione di risorse per la criminalità organizzata e per il terrorismo internazionale che si finanzia tramite la produzione Afgana di cannabis. L’esposizione non si ferma qui e richiama l’attenzione sull’evidente fallimento della repressione proibizionista sulla cannabis che è stata del tutto inutile nel limitare consumi e produzione. L’opinione della DNA è poco condivisibile quando si parla di coltivazione ad uso personale anche di gruppo, la Direzione Nazionale ritiene infatti che questo possa dare adito a facili infiltrazioni della criminalità nella produzione di cannabis finalizzate al facile guadagno e quindi suggerisce di limitare la produzione e il commercio ad sistema basato sul Monopolio di Stato.

Solo 3 giorni fa Forum Droghe insieme a molte altre associazioni aveva presentato il 7° Libro Bianco sulle droghe che ricostruisce le conseguenze sanzionatorie della legge sulle droghe in Italia, evidenziando i numeri preoccupanti di un sistema repressivo che continua a concentrarsi sui consumatori di cannabis che sono di gran lunga la maggior parte fra coloro che, segnalati alle Prefetture, subiscono le sanzioni amministrative. Dati ed impostazione assolutamente in linea con quanto proposto dal documento della DNA. In appendice vengono ripubblicate le proposte di legge sostenute dalle associazioni della società civile fra cui quella di iniziativa popolare promossa dai Radicali Italiani: il monopolio è considerato un limite così come, invece, la coltivazione ad uso personale, anche di gruppo, una risorsa, proprio per uscire dalle secche di un proibizionismo che ha fatto proliferare il malaffare. Se il dibattito sulla legalizzazione della cannabis dovesse svolgersi fra questi due poli: monopolio di Stato e libero mercato regolato, potremmo considerare le audizioni della Commissione a  buon punto. Invece siamo stati costretti ad ascoltare ancora vecchi ritornelli come quello che la cannabis sia un precursore per il consumo di sostanze stupefacenti più pesanti o assurde tesi secondo le quali una regolamentazione peggiorerebbe la capacità di controllo sulla qualità di cannabis in circolazione, come se l’attuale mercato nero desse qualche garanzia in questo senso. La DNA si erge maestosa sulla pochezza delle riflessione di altri organismi pubblici o para pubblici.