Quale varieta’ di cannabis sara’ coltivata? Dove? Da chi? Come, coltivatori e consumatori, saranno controllati? Dopo il voto della legge che ha legalizzato la marijuana in Uruguay, il governo deve farsi carico dell’immenso impegno di una situazione unica al mondo. Dopo la promulga della legge martedi’ scorso da parte del Parlamento, gia’ promesso per il giorno successivo dal presidente José Mujica, le autorita’ hanno a disposizione 120 giorni per redigere i decreti attuativi che riguardano la coltivazione, la distribuzione e la vendita di cannabis e dei suoi derivati, a fini ricreativi, medici o industriali, sotto il controllo dello Stato.
“Dobbiamo stabilire sette diversi tipi di licenze: per produrre, per raccogliere e distribuire, per vendere in farmacia, per regolamentare l’uso medico, farmaceutico e cosmetico”, ha detto davanti alla stampa, il giorno dopo del voto, Julio Calzada, segretario nazionale dell’Ufficio Nazionale sulle droghe (JND), incaricato dell’applicazione della legge. Le diverse abilitazioni dovranno essere stabilite da qui ad aprile 2014 e la vendita in farmacia dovra’ essere pronta entro il secondo semestre del prossimo anno. La vendita in farmacia sara’ limitata a 40 grammi al mese per ogni consumatore (maggiorenne e residente in Uruguay), che dovra’ preventivamente iscriversi in un Registro nazionale dei consumatori. Le piantagioni “saranno realizzate in modo progressivo, con l’obiettivo di soddisfare tutto il mercato locale”, calcolando che una dozzina di ettari dovrebbero essere sufficienti a coprire la domanda per 128.000/200.000 consumatori su una popolazione complessiva di 3,3 milioni di abitanti. Le zone in cui sara’ consentito il consumo, saranno soggette a cauzione e le stime ufficiali sono spesso cambiate in questo ultimo periodo. Il prezzo di vendita della cannabis legale sara’ intorno ad un dollaro per grammo (0,75 euro), piu’ o meno quanto costa nel mercato nero. Calzada ha anche precisato in questi giorni che un sistema di tracciabilita’ delle piante sara’ istituito, si’ da controllare origine e quantita’. La legge prevede che oltre l’acquisto in farmacia, i consumatori potranno optare per l’autocoltivazione, con un massimo di sei piante e 480 grammi all’anno, o potranno aderire a dei club di produttori, con 15/45 membri ed un massimo di 99 piante a disposizione. Ogni modo di consumo comportera’ comunque l’iscrizione al Registro nazionale, e sara’ impossibile cumularne diversi per fruire del prodotto.
Divieto ai turisti
Il ministro degli Affari Esteri, Luis Almagro, ha fatto sapere, mercoledi’ scorso, che diverse ambasciate uruguayane hanno ricevuto richieste di informazioni per le procedure necessarie per ottenere la residenza nel Paese, essendo i turisti esclusi dalla possibilita’ di fruire della nuova legge. L’operativita’ della legge sara’ strettamente seguita dalle organizzazioni pro-legalizzazione. “Anche se si tratta di una legge ben solida, tutto lo sviluppo del castello amministrativo rappresenta una sfida. Il nostro impegno sara’ quello di sviluppare un procedere trasparente che garantisca sicurezza e qualita’ ai consumatori”, ha detto Victoria Verrastro, dell’organizzazione Regolamentazione responsabile, in testa a molte iniziative per il sostegno della legge. Ma l’opposizione di destra ha allertato sulle difficolta’ perche’ siano messi in atto i necessari controlli per il rispetto della legge. “Il governo non dispone dei meccanismi per controllare, sanzionare e sorvegliare e non ci sono tante possibilita’ per aiutare coloro che diventeranno dipendenti”, ha detto Veronica Alonso, deputata del Partito Nazionale. Inoltre, “questa legge non ha soluzioni per il problema del traffico di droghe e della sicurezza”. Prima del voto, il presidente Mujica aveva ammesso che il governo non era “completamente preparato”, ma aveva chiesto di essere audaci nell’applicare questa legge pioniera. A settembre, un sondaggio ha rilevato che piu’ del 60% degli uruguayani e’ contrario a questa legge. Julio Calzada si e’ comunque manifestato ottimista: “Se noi controlliamo 11 milioni di capi di bestiame (l’Uruguay e’ un produttore molto importate di carne bovina), e’ molto probabile che potremo essere in grado di controllare qualche piantagione di cannabis”.
Cannabis legale in Uruguay. Dopo la legge, la sfida della sua applicazione
Articolo di Redazione
Articolo di Ana Inés del 15/12/2013 per l’agenzia France Press – Afp