I commercianti di marijuana in America brindano all’ondata di legalizzazione sul fronte delle droghe leggere che sta interessando gran parte del Paese. Ma il loro vero ‘nemico’ restano le banche, sempre più restie a prestare denaro o fornire i tradizionali servizi a questo tipo di attività. E poco importa se l”erba’ non è più illegale. Il problema – scrive il New York Times – nasce dalle discrepanze tra legislazione federale e statale. Se infatti oramai sono venti gli Stati (più il District of Columbia dove si trova la capitale Washington) in cui la vendita della cannabis è stata legalizzata per uso medico e, in alcuni casi, anche per uso ricreativo, le droghe leggere restano illegali per la legge federale. E il ‘Controlled Substances Act’, entrato in vigore nel 1970, classifica la marijuana nè più nè meno come eroina, Lsd ed ecstasy, considerandola tra le droghe più pericolose. Ecco perchè le banche il più delle volte non vogliono avere a che fare con chi commercia la cannabis, per paura di essere sanzionate dalle autorità federali con pesanti multe. Cosi’, per esempio, a chi ha aperto un ‘coffee shop’ in Colorado sarà molto difficile ottenere prestiti o anche solo il servizio per i pagamenti con le carte di credito. Per il New York Times la maggior parte del business legale di marijuana si svolge oggi in contanti, con non pochi rischi per la sicurezza. “Quello delle banche è il problema più grosso che l’industria legale della marijuana incontra oggi negli Stati Uniti”, denuncia l’associazione di categoria, sottolineando come questo sia assurdo, visto che nel 2014 le vendite di cannabis potrebbero raggiungere i tre miliardi di dollari. “Tutto questo denaro che circola fuori dalle banche non è un sistema sicuro, e non è nell’interesse di nessuno”. Di qui l’appello a Washington: armonizzare le norme federali con quelle che oramai stanno prendendo piede in tanti Stati Usa.