Mentre vengono diffusi i dati che confermano il boom della cannabis legale negli USA, il Senato americano ha rilasciato un report curato dal Caucus on international narcotics control riguardo alle policies sulle droghe negli Stati Uniti.
Nel 2020 le vendite di cannabis legale hanno raggiunto il record di 17,5 miliardi di dollari, con un aumento del 46% rispetto al 2019. La maggior crescita è stata nel mercato non ricreativo, ed in particolare nei mercati più maturi come Colorado (+26%) e Oregon (+29%). Un mercato che “è potenzialmente a prova di recessione” ha dichiarato a Forbes Kelly Nielsen, reponsabili del settore analisi di BDSA che ha diffuso i dati. “Ci aspettavamo un impatto maggiore dalla recessione economica, ma il settore ha dimostrato di essere resiliente” ha spiegato Nielsen. Poi vengono i mercati emergenti, come quello dell’Illinois che ha ormai superato il miliardo di dollari di vendite di cannabis legale. Secondo Nielsen tre fattori hanno contribuito alla crescita del settore lo scorso anno: la pandemia Covid-19 (molti stati hanno considerato i dispensari “attività essenziali” durante il lockdown); più clienti sono entrati in mercati maturi come California, Colorado e Oregon; e Stati come l’Illinois e l’Arizona hanno creato nuovi mercati per adulti. Un altro fattore che stimola la crescita del settore è semplice: più persone consumano più cannabis rispetto a prima. Circa il 30% dei consumatori intervistati da BDSA ha affermato di acquistare prodotti a base di cannabis più spesso, mentre il 25% dei consumatori afferma che il proprio consumo di cannabis è aumentato da prima della pandemia.
In questo contesto è stato reso pubblico il rapporto “Cannabis Policy: Public Health and Safety Issues and Recommendations” prodotto dal Caucus del Senato – una sorta di intergruppo – che si occupa delle droghe sotto controllo internazionale.
Il rapporto, pur riconoscendo il forte sostegno alla legalizzazione da parte degli elettori, pone l’accento sull’inadeguatezza dell’attuale legislazione, in particolare per quel che riguarda la ricerca e ipotizza la necessità di porre dei tetti alla quantità di THC all’interno dei prodotti in vendita. La Senatrice democratica Dianne Feinstein e il Senatore Repubblicano John Cornyn che co-presiedono il Caucus non sono considerati alleati del movimento per la legalizzazione.
Questi i punti essenziali del rapporto – che trovate qui allegato – così come riassunti da Marijuana Moment:
Ostacoli alla ricerca: attualmente la ricerca sulla cannabis è insufficiente, in particolare per quanto riguarda l’utilizzo da parte degli adolescenti, i problemi legati alla guida e le concentrazioni di THC. I requisiti federali per condurre studi sulla marijuana sono eccessivamente restrittivi e non incentivano la ricerca. Per risolvere il problema, il Congresso dovrebbe approvare il Cannabidiol and Marihuana Research Expansion Act.
Concentrazioni di THC: I livelli di THC nei prodotti a base di marijuana sono aumentati gradualmente nel tempo, sollevando interrogativi sulle implicazioni per la salute pubblica. Il National Institutes on Health dovrebbe “intensificare la sua ricerca sugli impatti a breve e lungo termine associati alla cannabis ad alta potenza e fare una raccomandazione, insieme alla Food and Drug Administration (FDA), sull’opportunità di limitare la potenza di prodotti che possono essere venduti.”
L’impatto della marijuana sulle donne incinte e sugli adolescenti: Il caucus ha affermato che sono necessarie ulteriori ricerche in modo specifico in relazione al consumo di cannabis da parte delle donne incinte e dei giovani. Ha citato un avviso di un ex chirurgo generale che metteva in guardia contro l’uso di marijuana in queste popolazioni e ha detto che i funzionari sanitari a tutti i livelli dovrebbero “amplificare” quel messaggio.
Prodotti CBD e terapie a base di cannabis: esiste un “interesse significativo” nella creazione di medicinali derivati dalla cannabis e la legalizzazione della cannabis ha portato a una “massiccia proliferazione” di prodotti a base di CBD sul mercato. Tuttavia, la maggior parte non è approvata dalla FDA per uso terapeutico. L’agenzia dovrebbe “continuare a esercitare la sua autorità di controllo per quanto riguarda la cannabis e i suoi derivati” e garantire che il pubblico sia a conoscenza di quali prodotti sono approvati per uso medico e quali no.
Problemi di guida: guidare sotto l’influenza della marijuana “minaccia la sicurezza pubblica“. Sebbene gli Stati abbiano adottato misure per affrontare il problema, resta il fatto che non esiste uno strumento universale per determinare se una persona è attivamente compromessa dal THC. Il caucus ha chiesto l’accelerazione della “ricerca riguardante l’individuazione della guida alterata da cannabis, compreso lo sviluppo di test sul campo standardizzati“, un aumento dei finanziamenti per i laboratori di medicina legale e tossicologica e una formazione delle forze dell’ordine ampliata per i cosiddetti esperti di riconoscimento delle droghe. Vuole anche che gli stati e gli enti locali “stabiliscano un sistema di segnalazione uniforme per raccogliere informazioni sugli incidenti di guida legati alla cannabis a livello nazionale”.
Il Senato affronterà presto il tema della cannabis come annunciato il mese scorso dalla leadeship democratica. Il Senatore Schumer ha recentemente confermato che la fine della proibizione federale sulla cannabis è una priorità per i democratici anche se non è ancora chiaro se ad andare al voto sarà una proposta simile a quella contenuta nel MORE act oppure una più blanda decriminalizzazione della cannabis con cancellazione delle condanne passate e libertà per gli stati di regolamentare in autonomia, come sostenuto dal Presidente Biden. Secondo le ultime sensazioni parrebbe essere tornata su queste posizioni anche la Vice Presidente Kamala Harris, pur essendo stata – nella precedente legislatura – la prima firmataria del MORE Act al Senato. Di certo quest’ultima proposta avrebbe più vita facile, in un Senato che è spaccato a metà fra Democratici e Repubblicani, con il voto di Harris decisivo. La partita è aperta.