Mancavano poche, pochissime ore alla scadenza dei termini per l’impugnazione della Llei Catalana sui Cannabis Social Club. Nel mezzo della tenzone fra Governo di Madrid e Generalitat Catalana che arroventa le cronache di queste settimane, il movimento cannabico confidava nella “smemoratezza” dei proibizionisti del Partito Popolare al governo.
Come una doccia gelata invece, e forse come ulteriore colpo di coda dello scontro totale fra Madrid e Barcellona, il ricorso sulla incostituzionalità si è abbattuto fatalmente in un venerdì 13 (ottobre). Il Consiglio dei Ministri ha approvato di ricorrere al Tribunale Costituzionale la Ley 13/2017 per chiaro conflitto di attribuzione su temi di esclusiva competenza statale, come la coltivazione e la distribuzione di fiori ed estratti di cannabis. Il Governo spagnolo ha chiesto alla Corte anche la sospensione cautelare della Legge Catalana che di fatto legalizzava i Cannabis Social Club. Che l’impugnazione fosse l’esito più probabile – come nel caso della Legge Vasca sulle dipendenze -, lo scrivevamo già nel nostro articolo di giugno che celebrava il punto più avanzato della “marijuana reform” europea. Mai come in quest’occasione ci auguravamo di sbagliarci.
Di ciò che è accaduto e delle reazioni della società civile ne parliamo con Eric Asensio, portavoce della storica CatFAC, la federazione catalana delle associazioni cannabiche promotrice della Iniziativa di Legge Popolare sui Cannabis Social Club, La Rosa Verda.
Eric, facciamo il punto della situazione: come si è approvata e cosa rappresenta la Legge 13/2007 sui Cannabis Social Club?
“Il Parlamento Catalano ha approvato la “Legge Cannabica” il 28 giugno con i voti a favore di tutti I gruppi con l’eccezione del PP e l’astensione del deputato Germà Gordò. La Legge sulle “associazioni cannabiche” è frutto di una Iniziativa Legislativa Popolare (ILP) denominata La Rosa Verda che iniziò il suo iter già nella passata legislatura. Essa regolamenta le associazioni di consumatori di cannabis affinché siano vere associazioni, senza animo di lucro, legalmente costituite, capaci di auto-approvvigionarsi e di distribuire cannabis esclusivamente fra le persone che ne fanno parte. Tutti i soci devono essere persone maggiorenni che consumano in ambito privato, con finalità che sia ludica o terapeutica.
La “Legge sulle associazioni di consumatori di cannabis” è un testo che ha prodotto un grande avanzamento nella lotta per i diritti e che ha ricevuto l’elogio da parte di molti collettivi europei. Serve a regolare un fenomeno che è già da molti anni una realtà innegabile, che conta più di 700 associazioni sul territorio spagnolo ancora in attesa di una qualche regolamentazione.
Il Parlamento Catalano ha offerto un quadro giuridico che finalmente si basa sulla protezione dei diritti delle persone che usano cannabis e non sulla loro criminalizzazione. Il proibizionismo sulla cannabis ha iniziato a incrinarsi, lo vediamo in tutto il mondo, e la società catalana si è inserita in questa onda di cambio di paradigma nelle drugs policy con una legge che è già riferimento internazionale dei modelli di regolazione.”
Qual’è la vostra posizione sul ricorso del governo contro i Cannabis Social Club?
“La legge 13/2017 non sfida nessuna legalità vigente, poiché riteniamo che la legge statale sulle droghe del 1967 (legge franchista, ndr) sia incostituzionale. Ricordiamo che fuori della Costituzione non c’è legalità nè Stato di Diritto. La sfera di competenza locale deve favorire il pieno sviluppo personale, sociale e professionale, e le legge approvata dal Parlamento della Catalogna rispetta le competenze vigenti, questo basta secondo noi per impedirne l’abrogazione da parte del Tribunale Costituzionale.
Se osserviamo le precedenti impugnazioni (in materia di stabilimenti commerciali, imposta sui beni di lusso, imposta sulla casa sfitta, uguaglianza fra uomini e donne, riduzione dei contaminanti nelle imprese, diritto alla casa), vediamo con chiarezza cos’è importante proteggere per il Partido Popular. Una grande maggioranza della società catalana ha lavorato sulla Legge Cannabica per formare un ampio consenso sociale e dare risposte a leggi arcaiche e retrograde che non guardano al futuro, e che ci danneggiano dalla fine degli anni sessanta. Gli sviluppi politici recenti suggeriscono che siamo in presenza di una domanda crescente di una valutazione più equilibrata e integrata dell’impatto delle strategie attuali in materia di controllo delle droghe. Così come vediamo il crescente favore verso l’analisi delle evidenze e l’esplorazioni delle possibili strategia alternative. Dobbiamo lavorare sulle alternative fondate sulle prove scientifiche con l’obbiettivo di mettere in campo politiche più efficaci, adeguate alla necessità della prevenzione e del rispetto dei diritti umani, allontanandoci dalla criminalizzazione e repressione.”
Ed ora?
CatFAC continua la sua piena collaborazione con il Governo Catalano con l’obbiettivo di continuare nel disegno di un quadro giuridico che regolamenti il funzionamento dei soggetti che rispettano la legalità offrendo loro la necessaria sicurezza giuridica. Siamo a fianco del Parlamento e del Governo Catalano per continuare a difendere le decisioni e I processi politici portati avanti in modo autonomo nella nostra Camera, e proseguire avanzando attraverso la politica, il dibattito ed il consenso – e non i tribunali – verso nuovi modelli sociali. La società catalana quando potrà decidere il suo futuro?”
Le ultime parole di Eric Asensio tradiscono tutta l’inquietudine di queste settimane durissime per la Catalunya nel suo conflitto con lo stato centrale, avvitato in una spirale da cui non si vedono le via d’uscita. La stessa Legge Catalana sui Cannabis Social Club è probabilmente il risultato di una tensione all’autodeterminazione che si è scontrata drammaticamente con la Ragione di Stato. Ero alla Spannabis Madrid con gli amici di Marihuana Televisión quando la brutta notizia si è diffusa e ho avuto modo di parlarne con tanti compañeri intervistandoli per la tv cannabica per eccellenza: da Hector Brotons dello studio BrotSanBert a Bernardo Soriano di Regulación Responsable financo con lo stesso Oriol Casals, portavoce della Rosa Verda.
Fra tutti i commenti ufficiali e le chiacchiere off-record fra una ripresa e l’altra riporto l’opinione (da me condivisa) di Martin Barriuso fondatore della FAC e Pannagh: “Il ricorso del Governo segnala la necessitá di cambiare strategia, e di concentrarsi sulla vertenza centrale, sul governo di Madrid. Lí si gioca la partita vera, lí dobbiamo essere efficaci.” Amen!
[Foto di copertina: Marihuanatelevision.tv]