Lunedì 7 marzo, ho avuto l’onore di presentare la seconda sessione della Scuola di Attivismo promossa da Assonabis con due ospiti di grosso calibro: Esteban Ibarra, presidente del Movimento contro l’Intollerenza e segretario generale del Comitato delle Vittime dei delitti per Odio e Discriminazione, e Martin Barriuso, la cui lunga militanza antiproibizionista lo ha portato a far parte della piattaforma Bizitzeko, dell’associzione Kalamudia e Pannagh, della Federazione Cannabica Antiproibizionista (FAC), della ong European Coalition for Just and Effective Drug Policies (ENCOD), ecc.. In sintesi , due veri e propri ” pesi massimi ” nella interminabile lotta per ampliare gli spazi di libertà nella nostra società.
Per cominciare Ibarra ha sintetizzato un quadro teorico ampio, chiaro e conciso al fine di inquadrare il concetto di divieto come una forma di svalutazione e discriminazione delle persone, paragonabile al razzismo, alla xenofobia, all’omofobia e altre forme di intolleranza, in questo caso verso coloro che hanno scelto di usare droghe. Per questo ha incentrato il suo discorso non solo sulla propria esperienza personale, ma coinvolgendo anche la Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite del 1948, la Costituzione Spagnola del 1978 e la Dichiarazione dei Principi sulla tolleranza dell’Unesco del 1995.
Successivamente Barriuso ha illustrato le vicissitudini che lo hanno coinvolto a causa della sentenza sproporzionata della Corte Suprema sul Cannabis Social Club Pannagh dello scorso mese di dicembre, dandone una lettura politica e evidenziando gli aspetti positivi di questo calvario. Infine ha espresso la sua intenzione di chiedere la grazia, senza rinunciare a portare il proprio caso di fronte al Tribunale Costituzionale e al Tribunale Europeo dei Diritti Umani.
Poi si è aperto un vivace dibattito sulle tesi incontestabili introdotte da entrambi gli invitati, che hanno inspirato il pubblico. I due invitati si sono dimostrati molto convincenti nella critica alla legislazione attuale (Codice penale, dottrina del Tribunale Supremo, Legge sulla Sicurezza del cittadino e Legge sul Traffico, la circolazione dei veicoli a motore e la sicurezza viaria). Esteban Ibarra si è offerto di costruire ponti per il dialogo fra i membri del movimento cannabico del PSOE e gli altri partiti. Per parte sua Martin Barriuso ha invitato i presenti a ripensare la natura e le strategie e le tattiche dei club di consumatori di cannabis. Egli ha anche suggerito alcune possibili soluzioni per far uscire i cannabis social club dal pantano in cui sono finiti a causa della sentenza del Tribunale Supremo: frammentazione della base sociale dei club, fondazione di Cannabis Social Club con durata annuale legata ai tempi del raccolto, ecc.. Ma se c’è qualcosa che si è distinto è stato soprattutto l’ottimismo e la forza contagiosa che egli è stato in grado di trasmettere al pubblico, nonostante l’incubo che sta vivendo, e che così si è confermato come la principale figura di riferimento e reale referente del movimento cannabico spagnolo – nonostante il tentativo di decapitazione da parte del Tribunal Supremo – e per tutti un esempio da seguire nella lotta antiproibizionista
Dopo aver assistito ad una tale lezione di impegno per la libertà dei popoli, non possiamo che congratularci con il successo l’iniziativa presa dalla Assonabis con la promozione della scuola di attivismo, i cui frutti senza dubbio cominciano a maturare.
[Fonte Assonabis, traduzione di Hassan Bassi]