E ci siamo. La cervellotica previsione di addossare all’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze l’intera produzione di cannabis terapeutica italiana, ovvero comunque di accentrare in capo all’Istituto il controllo e la distribuzione della cannabis prodotta da terzi, rischia di essere un boomerang imprevisto per lo stralcio “Miotto” sulla cannabis terapeutica.
Nato nel segno populista del “diamo subito una risposta ai malati” – ma voluto dal PD solo per uscire dall’imbarazzo di non saper decidere sulla regolamentazione legale della cannabis – il provvedimento che si è rivelato subito una farsa, non aggiungendo nulla di fatto alla situazione normativa esistente, rischia oggi di trasformarsi in tragedia.
Quotidiano Sanità ha svelato ieri il parere, che riportiamo su Fuoriluogo.it, della Ragioneria Generale dello Stato rispetto allla legge “Disposizioni concernenti la coltivazione e la somministrazione della cannabis ad uso medico. C. 76 e abb.-A/R.“. E’ un parere negativo perchè i proponenti, che pur hanno costruito lo stralcio per non incidere particolarmente sulla situazione attuale, nel terrore di tenere sotto stretto controllo la produzione della cannabis hanno di fatto addossato allo Stato ulteriori oneri non preventivabili.
Non c’era sinceramente bisogno in una ulteriore prova dell’incapacità degli attuali legislatori di definire testi sensati e coerenti. Ma pesa come un macigno su questa leggina sulla cannabis terapeutica l’assoluta mancanza di visione e di coraggio politico. E pesa purtroppo sulle spalle dei malati che ancora in queste settimane cercano disperatamente cannabis terapeutica, che continua a mancare nelle farmacie italiane.
Alcune eccezioni del Ministero dell’Economia sarebbero risolte da un qualsiasi ragioniere prestato alla politica, altre sono superabili nella coincidente sessione di Bilancio. L’unica vera speranza però è che qualcuno, prima di arrivare al ritiro del provvedimento, riesca a riportare sui giusti binari un provvedimento che potrebbe essere, nonostante tutto, utile. Produzione e distribuzione allargata a soggetti terzi sotto supervisione dell’Agenzia per la cannabis, prescrivibilità per qualunque patologia il medico curante la ritenga utile, avvio di studi clinici sistematici, formazione e diffusione dell’uso nel Servizio Sanitario Nazionale. E, infine, depenalizzazione completa della coltivazione personale ad uso terapeutico: una norma umanitaria che di certo non genera costi per lo Stato.