Numero 70 – Febbraio 2024
Supplemento mensile alla
newsletter di Fuoriluogo.it – Droghe e Diritti
Ogni quarto lunedì del mese nella vostra mail
A cura di Francesco Crestani
Associazione Cannabis Terapeutica
www.medicalcannabis.it | ACT su Facebook
Sondaggio in Australia: efficacia molto positiva
Da un sondaggio online svolto tra i consumatori di cannabis medica in Australia (546 persone) è risultato che i partecipanti a cui venivano prescritti prodotti a predominanza di THC avevano statisticamente maggiori probabilità di essere più giovani, di sesso maschile e di preferire vie di somministrazione per via inalatoria rispetto ai partecipanti che utilizzavano prodotti a predominanza di CBD che erano più anziani, di sesso femminile e preferivano vie di somministrazione orale. Il dolore e la salute mentale erano le ragioni più comuni per tutti i tipi di cannabis prescritti, ma c’era maggior probabilità di essere trattati con THC che con CBD, nonostante il rischio significativamente più elevato di sonnolenza da lieve a grave, secchezza delle fauci e irritazione agli occhi. L’efficacia riferita dai consumatori della cannabis è stata molto positiva, in particolare per i prodotti contenenti THC. Ai consumatori che assumevano oppioidi e antipsicotici era statisticamente più probabile che venissero prescritti prodotti contenenti THC rispetto a prodotti contenenti solo CBD, nonostante il maggior rischio di compromissione.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10866492/
Insonnia: dati positivi dal Registro Britannico
Dai dati su 61 pazienti con insonnia del Registro Britannico sulla Cannabis Medica si è riscontrato un miglioramento della scala del sonno rispetto al basale a 1, 3 e 6 mesi. Sono stati riscontrati anche miglioramenti nel valore dell’indice del disturbo d’ansia a 1, 3 e 6 mesi. Ci sono stati 28 eventi avversi registrati da 8 pazienti, ma non si sono verificati eventi avversi potenzialmente letali/invalidanti.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10858318/
Ansia: anche qui dati positivi dal Registro UK
Il Registro Britannico continua a fornire dati interessanti. In questo caso lo studio mirava ad analizzare i cambiamenti nella qualità della vita correlata alla salute (HRQoL) e nella sicurezza nei pazienti con disturbo d’ansia generalizzato (GAD) a cui è stata prescritta una selezione di prodotti medicinali a base di cannabis (CBMP). Gli esiti primari erano i cambiamenti nelle misure degli esiti riportati dai pazienti (PROM) dal basale fino a 12 mesi. Sono stati identificati per l’inclusione un totale di 120 pazienti. Sono stati osservati miglioramenti a 1, 3, 6 e 12 mesi rispetto al basale. Ci sono stati 24 (20,00%) pazienti che hanno riportato 442 (368,33%) eventi avversi, la maggior parte dei quali erano lievi (n = 184, 41,63%) e moderati (n = 197, 44,57%).
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38299624/
“Impatto trascurabile” sulla guida
Nonostante il crescente utilizzo di cannabis terapeutica, la ricerca deve ancora stabilire se e in che misura i prodotti contenenti delta-9-tetraidrocannabinolo (THC) influiscono sulle prestazioni di guida dei pazienti. D’altra parte dosi stabili di prodotti a base di cannabinoidi prescritti durante il trattamento a lungo termine possono alleviare i sintomi clinici che influenzano le prestazioni cognitive e psicomotorie. In uno studio di laboratorio svolto in Australia, 40 adulti (55% maschi) di età compresa tra 23 e 80 anni, hanno consumato il prodotto a base di cannabis medica loro prescritto. I risultati delle prestazioni di guida, inclusa la deviazione standard della posizione laterale (SDLP), la deviazione standard della velocità (SDS), la velocità media e la variabilità dello sterzo sono stati valutati utilizzando un simulatore di guida al basale (pre-dosaggio), 2,5 ore e 5 ore (post-dosaggio). Lo sforzo di guida percepito (PDE) è stato auto-riferito dopo ogni guida. Campioni di fluido orale e sangue intero sono stati raccolti in più punti temporali e analizzati per il THC tramite cromatografia liquida-spettrometria di massa. I risultati suggeriscono che il consumo di cannabis terapeutica contenente THC (1,13-39,18 mg/dose) ha un impatto trascurabile sulle prestazioni di guida se utilizzata come prescritto. Questo nonostante i pazienti presentassero concentrazioni rilevabili di THC nel fluido orale per una durata fino a 6 ore.
https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/02698811241229524
Nella Tourette non compromissione della guida, anzi in certi casi miglioramento
Lo studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco, a gruppi paralleli, di fase IIIb CANNA-TICS (CANNAbinoids in the Treatment of TICS), svolto in precedenza in Germania, ha mostrato chiare tendenze di miglioramento di tic, depressione e qualità della vita con nabiximols (Sativex, farmaco registrato a base di cannabis) rispetto al placebo nei pazienti adulti con la sindrome di Gilles de la Tourette e altri disturbi da tic cronici. Ora vengono riportati i risultati del sottostudio “Fitness to Drive” dello studio CANNA-TICS. L’endpoint chiave era l’idoneità alla guida con una valutazione computerizzata al basale e dopo 9 settimane di trattamento con nabiximols o placebo. Un totale di 64 pazienti sono stati reclutati in due centri di studio. Il numero di pazienti idonei alla guida è aumentato da 24 (55,8%) al basale a 28 (71,8%) alla settimana 13 tra i 43 pazienti trattati con nabiximols, ed è diminuito da 14 (66,7%) a 10 (52,6%) su 21. pazienti che hanno ricevuto placebo. Nello specifico, solo 2 pazienti su 24 (8,3%) nel gruppo nabiximols, ma 4 pazienti su 14 (28,6%) nel gruppo placebo sono peggiorati da idonei (al basale) a non idonei (alla settimana 13) alla guida, mentre 8 su 19 (42,1%) pazienti nel gruppo nabiximols e solo 2 su 7 (28,6%) pazienti nel gruppo placebo sono migliorati da non idonei a idonei. Concludendo, il trattamento con nabiximols non compromette le abilità rilevanti per la guida in quei pazienti con disturbi da tic che erano idonei alla guida al basale e ha addirittura migliorato l’idoneità alla guida in un sottogruppo di pazienti che non erano idonei alla guida prima dell’inizio del trattamento.
https://www.liebertpub.com/doi/10.1089/can.2023.0114
Dolore nei sopravvissuti al tumore
Ricercatori americani hanno condotto dei “focus group” tra sopravvissuti al cancro della testa, del collo e del polmone, utilizzando una metodologia qualitativa standard per esplorare temi intorno a 1) dolore post-trattamento e 2) utilizzo, benefici percepiti e danni percepiti della cannabis e degli oppioidi. I sopravvissuti (N = 25) hanno sperimentato paure di dipendenza, stigmatizzazione e difficoltà di accesso per entrambi i prodotti. Gli oppioidi erano spesso percepiti come fondamentali per il dolore grave. La cannabis ha ridotto il dolore e l’ansia per molti sopravvissuti, suggerendo che lo screening dell’ansia, come raccomandato nelle linee guida, migliorerebbe la tradizionale valutazione del dolore.
https://www.futuremedicine.com/doi/10.2217/pmt-2023-0067
Pazienti con tumore in uno stato USA dove non è legalizzata
Questo studio ha utilizzato stime di prevalenza ponderate per descrivere in modo trasversale le percezioni e i modelli di consumo della cannabis tra gli adulti più anziani (65+) ( N = 524) in un centro designato dal National Cancer Institute in uno stato degli USA (Sud Carolina) senza accesso legale alla cannabis. La metà (46 % ) aveva utilizzato cannabis (il 18% dopo la diagnosi e il 10 % attualmente). Per coloro che la utilizzavano dopo la diagnosi il motivo più comune era il dolore (44%), seguito dall’insonnia (43%), mentre il fumo era la modalità di utilizzo più comune (40%). Pochi (<3%) hanno riferito che la cannabis aveva peggiorato i loro sintomi.
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/38311859/
Mal di schiena
Il mal di schiena è la principale causa di disabilità in tutto il mondo. Nonostante le linee guida scoraggino gli oppioidi come trattamento di prima linea, gli oppioidi rimangono i farmaci più prescritti per il mal di schiena. Uno studio multicentrico canadese basato su sondaggi ha esaminato le percezioni dei pazienti riguardo alla cannabis per il dolore alla colonna vertebrale. 259 pazienti hanno partecipato a questo studio, il 35,3% (90/255) ha dichiarato di utilizzare cannabis a scopo medico. La gravità media del dolore era 6,5/10. A quasi tre quarti erano stati prescritti oppioidi (73,6%, 148/201), di cui ossicodone/ossicontin era il più comune, e quasi la metà aveva utilizzato un oppioide la settimana precedenta. I pazienti hanno stimato che la cannabis potrebbe trattare il 54% del dolore alla colonna vertebrale e sostituire il 46% dei loro attuali analgesici. L’età, una maggiore gravità del dolore e il precedente uso di cannabis erano associati ad un effetto percepito più elevato della cannabis. I pazienti pensavano che la cannabis sarebbe stata utile per trattare il dolore e ridurre (116/146, 79,5%) o eliminare gli oppioidi (102/146, 69,9%). In definitiva i pazienti hanno stimato che la cannabis terapeutica potrebbe trattare più della metà dei loro dolori alla colonna vertebrale, con un paziente su tre che già utilizza cannabis terapeutica. Il 79% dei pazienti ritiene inoltre che la cannabis possa ridurre l’uso di oppioidi.
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC10825977/