Il Pic ha partecipato attivamente alla scrittura del nuovo Progetto di Legge sull’accesso alle cure con farmaci e preparazioni galeniche a base di cannabis che martedì 2 novembre scorso è stato depositato in consiglio regionale della Lombardia e il 18 novembre anche alla Regione Lazio, prossimamente in Toscana e a breve in altre regioni. Con due conferenze stampa simultanee a Milano e Roma, giovedì 18 alle ore 12, è partita una campagna nazionale di pressione su consigli e giunte regionali, per far approvare o almeno presentare questo pdl in tutte la Regioni. Il pdl, dando per scontata l’utilità della terapia, dato che il THC è già dal 2007 in tabella II (grazie anche al nostro contributo), si prefigge che sia garantito concretamente l’accesso alla cannabis terapeutica, così come riconosciuto e previsto dalla legge, senza più le scuse ed i pretesti che i pazienti conoscono bene (in Lombardia p. es. c’è un vero muro, nel Lazio la situazione è “a macchia di leopardo”).
Attualmente in tutta Italia, infatti, i malati sprecano una quantità impensabile di energie, tempo e denaro per informarsi, aggiornare i loro medici e le loro Asl, e tentare di ottenere ciò che sarebbe già lecito, previsto e pienamente usufruibile anche a carico del Servizio Sanitario pubblico, cioè potersi curare con infiorescenze femminili naturali standardizzate di Cannabis medicinale. E nella maggioranza dei casi inutilmente. Poi, frustrati e giustamente arrabbiati, si rivolgono a noi ed alle poche altre associazioni che si occupano del problema, chiedendoci come sia possibile che tutto ciò avvenga in spregio alla normativa nazionale e alle loro necessità mediche, e di aiutarli a veder riconosciuto questo loro diritto anche nella pratica. In Puglia, a 9 mesi dall’ entrata in vigore dell’ambigua “delibera 308”, osannata da molte parti con scarsa cognizione di causa, la situazione non è diversa.
Se e dove questo Pdl verrà approvato, non succederà più. Non è nulla di rivoluzionario in realtà, ma soltanto l’applicazione a livello regionale delle normative nazionali, un tentativo di rendere reale il diritto alla cura ed il ripristino di un po’ di equità fra i malati, che finora a seconda del luogo di residenza ricevono risposte completamente diverse alle loro richieste, e di portare un po’ di chiarezza nelle diverse procedure utilizzate dalle singole Asl, spesso improvvisate e non sempre corrette.
Sappiamo che è solo un altro piccolo passo verso un’ auspicata normativa chiara e nazionale su nuove basi, a partire dalla costituzione di un apposito Ufficio per la Cannabis Medica presso il ministero della Salute facente funzione di Agenzia ai sensi delle convenzioni Onu, ed una conseguente nuova definizione delle diverse possibilità di accesso alla pianta per uso terapeutico, comprese una produzione e distribuzione gestite dal ministero stesso, così come avviene in Olanda e Canada. Ci sarebbe anche la possibilità per il malato di coltivarsi la sua medicina, come previsto da leggi ad hoc (nel rispetto delle Convenzioni internazionali vigenti) in Canada, in California ed in 14 altri Stati degli Usa.
Siamo consapevoli che questo pdl non rappresenta “la legge ideale” per la cannabis terapeutica, ma solo il miglior risultato possibile nel preciso quadro delle leggi vigenti, tenendo conto della pressoché nulla disponibilità al dialogo dell’attuale Ministero (è oltre un anno che attendiamo solo per un semplice incontro…). Rimaniamo perciò realisti e con questo pdl non chiediamo certo la luna, ma almeno alle Regioni l’abbattimento degli ostacoli burocratici e delle barriere culturali ed ideologiche che finora hanno impedito ipocritamente la fruizione del diritto alla salute a molti cittadini malati.
P.I.C. – Pazienti Impazienti Cannabis