Un gruppo di giamaicani di una certa importanza si sono riuniti ieri per lanciare una associazione di coltivatori di marijuana, con l’obiettivo di modificare l’attuale legislazione proibizionista del Paese. Circa 300 persone, tra cui imprenditori di cannabis terapeutica provenienti dal Canada e dallo Stato americano del Colorado, si sono riuniti nel centro di Kingston per lanciare ufficialmente la “Ganja and Producers Association”. L’incontro e’ stato caldeggiato anche dal Sindaco di Kingston, Angela Brown Burke, che è anche senatrice e vice-presidente del People’s National Party (PNP), attualmente al potere. Suo marito, Paul Burke, è uno dei leader della nuova associazione e anche un’influente figura del PNP. A favore dell’iniziativa si sono espressi, durante l’incontro, esponenti del mondo della ricerca scientifica e agricola. “La Jamaica ha un’ottima occasione per entrare in un un settore che potrebbe avere un enorme contraccolpo sul nostro potenziale di crescita e di sviluppo”, ha detto Rupert Lewis, professore del campus Mona dell’Università delle Indie Occidentali.
I sostenitori della legalizzazione credono che la Jamaica potrebbe diventare un punto di riferimento nella ricerca della cannabis terapeutica. Gli scienziati locali hanno già una storia di creazione di farmaci derivati dalla cannabis, tra cui “Canasol”, che alleviare la pressione negli occhi alle persone affette da glaucoma.
Charles Nesson, professore di diritto ad Harvard e che ha contribuito a fondare il Berkman Center dell’università del Massachusetts for Internet and Society, ha detto che la Jamaica e la marijuana sono sostanzialmente sinonimi, grazie al movimento spirituale dei Rastafari e ad espressioni culturali come la musica reggae. Il movimento della marijuana globale “ha bisogno della leadership della Jamaica”.
“Ma c’è un pericolo enorme, quello di perdere l’occasione se si parla troppo a lungo”, ha avvertito Nesson, che ha suscitato applausi quando ha ammesso di essere un fumatore di marijuana, a differenza di diversi altri che sono intervenuti sottolineando di non consumare l’erba.
Alla fine dell’anno scorso, il ministro della Salute, Fenton Fergusson, aveva saputo di essere d’accoro per la legalizzazione della cannabis terapeutica