L’anno scorso in Israele i medici hanno prescritto cannabis terapeutica a circa 25.000 pazienti affetti da cancro, epilessia, stress post-traumatico e varie malattie degenerative. L’uso ricreativo di cannabis è illegale nello stato ebraico, ma negli ultimi 10 anni il suo uso terapeutico non solo è stato solo consentito, ma addirittura incoraggiato. La ricerca in Israele sta facendo passi da gigante, grazie anche al fatto che le autorità sanitarie permettono studi clinici sull’uomo.
La ricerca sulla cannabis terapeutica
Secondo Tamir Gedo, capo della BOL Pharma, una società autorizzata dal Ministero della Sanità per coltivare e distribuire cannabis terapeutica “Con il sostegno del Ministero, che ha sempre avuto un atteggiamento pionieristico verso gli utilizzi medici della cannabis, noi abbiamo accumulato esperienza in studi clinici che siamo in grado di condividere con le aziende negli Stati Uniti e in Europa”. Del resto “per la cannabis, siamo nella terra promessa con un buon clima, 300 giorni di sole all’anno e livelli perfetti di umidità” continua Gedo in una intervista a The Times of Israel.
All’interno dei locali fortificati dello stabilimento di BOL Pharma nei pressi di Kfar Pines – nel nord di Israele – protette da fossato, muro, filo spinato, guardie armate e telecamere di sicurezza crescono 50.000 piante di 230 varietà. E’ la seconda piantagione di cannabis terapeutica del paese, monitarata da un software che controlla a distanza i parametri biochimici e rappresenta forse la nuova frontiera della ricerca – e del business – sulla marijuana ad uso medicinale.
L’obiettivo è crescere cannabis per uso medico con una attenta supervisione sullaa quantità e qualità dei principi attivi come tetraidrocannabinolo (THC) e Cannabidiolo (CBD) in modo da poterne differenziare l’uso a secondo delle necessità. Fra gli studi citati da Gedo ci sono primi risultati di studi clinici su pazienti con malattia di Crohn, che è caratterizzata da infiammazione cronica dell’intestino, diarrea e dolore addominale ricorrente.
E comincia il business sulla cannabis terapeutica
In Israele vige il divieto di esportazione delle piante di cannabis, e per questo si sta concentrando invece sulla commercializzazione della sua competenza agronomica, medica e tecnologica con la speranza di diventare un polo mondiale nel settore. La prestigiosa Università Ebraica di Gerusalemme ha appena aperto un centro di ricerca di cannabis a cui si uniranno altri 19 team provenienti da istituzioni accademiche locali. In marzo circa 200 operatori del settore riuniti a Tel Aviv per Canna Tech, una conferenza internazionale sul settore. “Guardate quanto è successo negli ultimi due anni, la velocità con cui la legalizzazione della cannabis sta avanzando”, ha detto a The Times of Israele Saul Kaye, capo del primo incubatore per start-up israeliane nel settore della cannabis. “Non stiamo perdendo questa occasione, e a vedere ciò che i primi investitori stanno mettendo sul tavolo, riteniamo che sarà un business molto grande”. Nel mese di gennaio, il gigante del tabacco americano Philip Morris ha investito ben 20 milioni di dollari nella compagnia israeliana Syke, che produce inalatori di precisione per cannabis terapeutica, mentra l’azienda Eybna ha annunciato di aver isolato i composti organici terapeutici dalla pianta senza gli ingredienti psicoattivi che fanno illegale in Israele l’uso senza prescrizione medica.