Tempo di lettura: 2 minuti

La giunta comunale di Oakland, California, ha approvato ieri la produzione di marijuana a scopo medico su larga scala. La licenza è stata assegnata a quattro grandi aziende, che oltre alla coltivazione delle piante e la raccolta e vendita dei fiori, produrranno anche utensili per il consumo e prodotti di bellezza a base di canapa. L’operazione deve ancora essere approvata in via definitiva, ma se andasse a buon fine Oakland sarebbe la prima città degli Stati Uniti in cui la coltivazione della canapa indiana su larga scala sarebbe legale. Lo stato della California, abbondantemente indebitato e bisognoso di fondi, tasserà le vendite delle “dosi”.
In California l’uso medico della “cannabis sativa” è legale già da anni e annualmente porta un guadagno allo Stato di circa 1 milione e mezzo di dollari. Secondo le stime, con questo nuovo provvedimento, le entrate aumenterebbero fino a portare il guadagno derivante dalla produzione su larga scala a più di 2 milioni di euro. In novembre inoltre è prevista una votazione a livello statale per ammettere in California l’uso della marijuana a scopo ricreativo, passo che la farebbe diventare una delle mete più ambite per gli amanti della sostanza portando denaro nelle casse dello Stato. “Creare un regolare, responsabile e regolato sistema di permessi che renda possibile la creazione di attrezzature industriali per la coltivazione è – dice Rebecca Kaplan, membro del consiglio comunale – un passo importante in termini di pubblica sicurezza e promuoverà la diffusione di lavoro e di fonti di reddito”.
Le polemiche arrivano, ma non dai conservatori indignati, bensì dai piccoli coltivatori di cannabis. Si teme, dice un loro portavoce, una sorta di McDonald-izzazione della canapa, che porterebbe a una perdita di lavoro. I coltivatori di piccole quantità, fino ad adesso gli unici fornitori delle case farmaceutiche che usano la marijuana come medicinale, sono circa 400 in California. La produzione industriale della “droga” porterebbe poi inevitabilmente ad una riduzione delle varietà e quindi una minore offerta per i consumatori. Oakland risponde a queste accuse sostenendo che la produzione su larga scala, maggiormente controllata, eliminerà i rischi dovuti a concimazioni poco sicure e uso di lampade UV a voltaggio aumentato per fare crescere le piante in minor tempo. (CnrMedia)