L’obiettivo della Operazione Moshtarak, l’offensiva Nato dei marines americani e delle truppe britanniche con il sostegno delle forze armate afghane, e’ Marjah, citta’ della provincia meridionale afghana di Helmand che con il suo hinterland e’ di fatto la cassaforte dei talebani: e’ con l’imponente produzione di oppio che si finanzia la guerriglia degli insorti islamici.
E’ una zona agricola, una fitta rete di canali, con le coltivazioni di papavero al posto delle risaie del Mekong.
Marjah, ad una ventina di chilometri a sud del capoluogo provinciale Lashkar Gar, e’ infatti il cuore della fertile valle del fiume Helmand, la cui omonima provincia, la piu’ grande dell’Afghanistan (60.000 chilometri quadrati, come Piemonte, Val d’Aosta, Lombardia e Liguria messe insieme).
E’ popolata da tribu’ di etnia pashtun dalle tradizioni fortemente conservatrici, e’ considerata anche la piu’ violenta.
La zona conta circa 125.000 abitanti, sfuggiti dal 2001 al controllo del governo di Kabul.
I canali d’irrigazione della regione vennero progettati e costruiti negli anni ’50 anche grazie agli aiuti americani perche’ costituissero un modello per l’agricoltura, servono invece ad alimentare quello che e’ diventato il ‘granaio’ mondiale dell’oppio e dell’eroina: e’ infatti dalla provincia di Helmand che proviene il 60% dell’oppio dell’Afghanistan, paese che produce il 90% del totale mondiale.
I talebani, insieme ai trafficanti di droga, costringono gli abitanti della regione di Marjah a coltivare il papavero da oppio. La legge islamica e’ applicata alla lettera: alle donne, per esempio, e’ imposto tanto l’uso del burqa quanto il divieto di uscire da sole dalle proprie abitazioni.