Le restrizioni imposte ai ricercatori sull’uso di sostanze considerate illegali, dalla cannabis alle metanfetamine, e’ ‘il peggior caso di censura della scienza dai tempi di Galileo’. Lo afferma un editoriale sulla rivista Nature Review Neuroscience a firma di tre esperti di neurofarmacologia, secondo cui e’ il momento di allentare questi limiti. ”Le convenzioni Onu sulle droghe degli anni ’60 e ’70 non solo hanno aggravato i danni prodotti dalle droghe – scrivono David Nutt dell’Imperial college di Londra, Leslie King, un ex consulente del dipartimento della Salute britannico, e David Nichols della Purdue university – hanno anche bloccato per decenni le ricerche in aree chiave come la coscienza, fermando anche le scoperte di trattamenti molto promettenti”. Le prove che molte di queste sostanze sono relativamente poco pericolose, continua l’articolo, sono ormai abbastanza da richiedere che i ricercatori vengano esentati dalle complicate norme a cui devono sottostare. ”Con un approccio piu’ razionale alla regolazione delle droghe – concludono gli esperti – sara’ possibile fare dei grandi passi avanti nella comprensione del meccanismo cerebrale delle psicosi, trovando nuovi trattamenti per malattie come la depressione e lo stress post traumatico”.