E’ una vera e propria accusa alle autorita’ tunisine per la limitazione della liberta’ di espressione quella che sta circolando sui social network per l’arresto del rapper tunisino Anis Mrabti, noto con il nome di ‘Volcanis’, prelevato dalla sua abitazione lo scorso 25 gennaio. Autore di canzoni critiche nei confronti del governo e diventato molto noto di recente per il brano ‘Matbadal Chay’ (‘Niente e’ cambiato’), dove si contesta l’attuale situazione politica in Tunisia, Mrabti e’ una voce che si oppone al governo di Tunisi. Ed e’ proprio per la natura delle sue canzoni che i social network ritengono che Mrabti sia stato arrestato per motivi politici.
Anche il padre di Anis, Mongi Mrabti, intervistato da Tunisia Live fornisce una strana ricostruzione dell’arresto del figlio. L’uomo racconta che il 25 gennaio sei uomini in borghese sono entrati nella loro casa, hanno chiesto di Anis, lo hanno arrestato e hanno confiscato il suo desktop e il suo lettore MP3. Il padre ha chiesto loro chi fossero e loro hanno risposto ‘poliziotti’. ‘Guidavano un’auto civile e non mi hanno mostrato alcun mandato di arresto o identificativo di polizia’, ha spiegato il padre.
Alla famiglia, prosegue Mongi Mrabti, non sono state fornite notizie per due giorni, fino a quando e’ giunta una telefonata di una persona che si e’ identificata come un cittadino tunisino non impiegato nella polizia che aveva saputo della storia di Anis e stava conducendo indagini indipendenti. Nella telefonata il padre di Anis e’ stato informato che il figlio e’ risultato positivo a un test sull’usp di droga e che il ragazzo era stato arrestato dopo che il suo nome era stato fornito da a un’altra persona fermata per droga.
Il ministero degli Interni ha diffuso un comunicato sul suo sito ufficiale su Facebook nel quale nega che l’arresto del rapper sia motivato politicamente o abbia a che vedere in qualche modo con le sue canzoni di denuncia.