AMSTERDAM “Siete i benvenuti in Limburgo per un caffè ed una fetta di torta ma non per acquistare droga” cosi recita il volantino che soridenti attivisti del VVD, il partito liberal-conservatore olandese del premier dimissionario Mark Rutte, distribuiscono in giro per la città di Maastricht da qualche giorno. Il I maggio, D-day che avrebbe stravolto per sempre l’immagine dell’Olanda è arrivato: da ieri mattina i coffeeshop, le caffetterie dove dal 1976 è possibile acquistare e consumare semi-legalmente piccoli quantitativi di hascisc e mariuana sono ufficialmente club privati aperti solo a residenti registrati. La riforma riguarderà inizialmente solo le tre province meridionali e città come Maastricht, Eindhoven e Tillburg ma dal 1° gennaio 2013 verrà estesa anche al resto del paese, inclusa la città di Amsterdam ed i suoi 216 coffeeshop (oltre 1/3 del totale).
Che nessuna deroga sia prevista per la capitale, lo ha ripetuto il ministro della giustizia dimissionario Ivo Opstelten nel corso di un’intervista: la norma è stata approvata, quindi non rimane seppellita sotto le macerie dell’esecutivo ed è bene che Amsterdam si faccia trovare pronta. Solo propaganda per-elettorale, risponde il fronte politico del NO al wietpas, ricordando che le elezioni del 12 settembre prossimo potrebbero significare, qualora vincesse la sinistra, l’addio definitivo alla guerra alla cannabis in salsa oranje. Ma intanto l’Olanda “semi-proibizionista” è il presente. Ieri mattina Maastricht è stata teatro di una singolare protesta messa in atto dal battagliero gestore del coffeeshop Easy goin’ Marc Josemans che ha “rifiutato” per un’ora l’accesso ai turisti e chiesto loro di denunciarlo per “discriminazione”, unico modo per poter impugnare la normativa in tribunale e sperare nella (improbabile) demolizione da parte del giudice. Presente all’azione anche il radicale Marco Cappato, giunto in terra d’Olanda per portare sostegno alle azioni anti-wietpas.
Come da programma, il coffeeshop “Easy Goin’” ha quindi ripreso alle 11 a servire anche turisti rimediando la prima ammonizione da parte del comune (alla terza è previsto il ritiro della licenza) seguita poco dopo da una chiusura delle saracinesche, in segno di protesta. Gli altri 15 coffeeshop sono rimasti invece chiusi al pubblico l’intera giornata per “mancanza di soci”: dato che nessuno vuole registrarsi e noi non vogliamo schedare i nostri clienti, hanno fatto sapere i proprietari, allora non ha senso aprire. Analoghe surreali situazioni, si sono verificate anche in altre zone del paese colpite dal provvedimento; a Tillburg, città di frontiera ad ovest del paese, sono state emesse due ammonizioni: la polizia ha “sorpreso” nel locale due trans-frontalieri belgi mentre a Venlo, città sul confine orientale, due coffeeshop su cinque hanno chiuso definitivamente a causa del totale flop della campagna di tesseramento: in un caso le registrazioni si erano fermate a quota 39. Sembra al contrario che ad Eindhoven le azioni di disobbedienza civile siano pienamente riuscite e gli stranieri siano stati accolti come sempre, senza alcun intervento da parte della polizia. Fondamentale il ruolo del sindaco laburista Rob van Gijzel, contrario ai wietpas, a differenza del collega conservatore di Maastricht Onno Hoes, fiero ultrà della tolleranza zero contro il turismo della cannabis. Nel pomeriggio di ieri, il borgomastro è stato costretto a convocare in fretta e furia una conferenza stampa, nella quale ha tuonato contro l’irresponsabilità dei gestori dei coffeeshop che avrebbero “turbato” una giornata di festa attirando con le loro proteste, nel piccolo centro del Limburgo, capannelli di turisti, giornalisti, curiosi e a quanto si dice anche spacciatori. “Stanno girando da stamattina diverse automobili provenienti da Rotterdam o da città del Belgio con a bordo individui venuti a fare affari da queste parti. I cittadini di Maastricht rischiano di doversi abituare alla loro presenza” ha denunciato Hans van Duijn, ex segretario del sindacato nazionale di polizia Nederlandse Politiebond, molto critico con la politica dei pass.
Al termine della convulsa giornata, il bilancio parla di una serrata generale dei coffeeshop di Maastricht che in segno di protesta resteranno chiusi per due settimane.”La cosa non mi turba affatto” avrebbe detto al riguardo il sindaco Hoes “nessuno vieta loro di stare aperti, a patto che i turisti restino fuori”.