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SANTIAGO – Un incendio scoppiato nel carcere San Miguel di Santiago del Cile ha provocato la morte di 81 persone. Tutte le vittime erano detenuti. In base alle prime indicazioni, altre 14 persone sono rimaste ustionate in modo grave. Secondo il quotidiano La Tercera, circa 200 detenuti sono stati evacuati dalla struttura e trasferiti nel campo sportivo del carcere controllati dalle guardie per evitare fughe. L’allarme è stato dato questa mattina presto dal telefono cellulare di un detenuto.

Secondo le autorità, il rogo, originato nella torre cinque nord del quarto piano della struttura, è stato appiccato di proposito durante una lite fra prigionieri. Le fiamme sono state messe sotto controllo e dopo i primi interventi di soccorso la tragedia si è manifestata in tutta la sua gravità: “E’ un’enorme disgrazia, forse la più importante in un carcere nella storia del nostro Paese”, ha ammesso il ministro della sanità cileno Jaime Manalich.

La maggior parte delle vittime è morta per asfissia. Oltre a centinaia di vigili del fuoco, sul posto sono arrivati i familiari dei detenuti che vogliono avere informazioni. Alla frustrazione dei familiari, che non riuscivano ad avere informazioni certe sulla sorte dei loro cari, si sono aggiunte le polemiche: “La polizia non ha consentito ai pompieri
di entrare subito nella struttura”, ha denunciato un testimone oculare intervistato fuori dalla prigione.

La struttura ospitava circa 1.900 detenuti, cifra molto superiore – hanno sottolineato i media locali – alla capacità prevista per la struttura carceraria, di 1.100 persone.

“Il sistema carcerario cileno non è degno di un Paese che si comporta in modo civilizzato con la sua gente”, ha affermato il presidente Sebastian Pinera. Senza specificare la dinamica dell’incendio, il capo dello Stato ha indicato che le fiamme sono divampate molto velocemente, “in 3-4 minuti”, mentre le prime ambulanze sono arrivate nel penitenziario “15 minuti dopo le prime chiamate” giunte dal carcere.