In una notte di metà luglio un’ipertemia maligna si è portata via Lamberto L. mentre ballava al Cocoricò di Riccione. Aveva assunto MDMA. La morte di un ragazzo di 16 anni è un lutto inaccettabile non solo per i suoi famigliari, per i suoi amici, ma per tutta la società; inevitabile interrogarsi sulla catena degli eventi che l’ha provocato, e magari cercare un colpevole che possa catalizzare il senso di fallimento collettivo. La tentazione delle semplificazioni è fortissima: chiudiamo “il luogo della perdizione”, avremo la sensazione di aver reagito, trovato e punito il colpevole e diminuito il nostro senso di impotenza.
Ma le cose sono un po’ più complicate: oggi un nativo digitale minorenne è in grado di raggiungere abbastanza facilmente nel dark-net (il web sommerso e irraggiungibile con i motori di ricerca tradizionali) negozi virtuali di sostanze psicotrope; e magari con una carta di credito prepagata farsi spedire con un corriere una qualunque sostanza psicoattiva. La consumerà da solo o con gli amici, a casa o nel parchetto isolato o da qualsiasi altra parte, non necessariamente in discoteca. E dalla chiusura della piattaforma web Silk Road, le procedure ora sono perfino più semplici… Chiudere, reprimere, non solo è inefficace, ma finisce per incrementare i danni: le persone correranno rischi comunque, ma in luoghi più nascosti e pericolosi. Inoltre a livello educativo rappresenta una summa di errori, un po’ come un genitore collettivo che si ponesse in questo modo: cercherò invano di chiuderti gli accessi al mondo, perché questo mondo lo capisco meno di te e quindi non sarei in grado di farti da guida; farò in modo di farti evitare i rischi, …perché tu non supereresti le prove; cercherò risposte semplificatorie perché non mi importa veramente di te, ma solo di diminuire la mia ansia e il mio senso di inadeguatezza e di colpa. Il mondo cambia velocemente portando al contempo opportunità e rischi: per cogliere le prime e ridurre i secondi occorre consapevolezza e senso critico, che sono i fattori di protezione fondamentali. Istituzioni, società, mondo adulto in genere, se volessero riappropriarsi del loro giusto ruolo di riferimento e supporto, anziché individuare il male assoluto nelle “droghe”, potrebbero partire delle persone -e non dalle sostanze che usano- informandole oggettivamente sugli effetti diretti e collaterali: uno strumento utile è l’analisi delle sostanze – che si fa in molti paesi europei – per restituire ai consumatori dati corretti sui principi attivi contenuti. Questo aumenterebbe la consapevolezza e ridurrebbe i rischi per chi avesse comunque deciso di consumare. Smettere di demonizzare i luoghi, le discoteche, le piazze, le “TAZ” dei rave, ma al contrario aumentarne la sicurezza, agendo sugli atteggiamenti e sui comportamenti di organizzatori e frequentatori: uno strumento utile è la costruzione condivisa di standard e protocolli di sicurezza, come l’accesso all’acqua gratuita, la presenza di personale socio-sanitario, la chill-out…. Cercare sempre scorciatoie e capri espiatori è una via strumentale al consenso facile per i policy-maker, ma soprattutto è un modo collettivo di non pensare, di stordirsi e in ultima analisi di non affrontare i problemi.
Facciamo in modo che tragedie come la morte di Lamberto divengano una possibilità di crescita collettiva e non siano invece l’ennesima occasione perduta. Soluzioni superficiali e di corto respiro creerebbero soltanto le condizioni affinché casi simili si ripetano, aggiungendo tragedia alla tragedia.