Riciclavano narcodollari in tutto il mondo e una parte potrebbe essere finita nelle casse di Hezbollah. questa l’opportunita’ offerta dall’attuale politica sulle droghe. Una maxi operazione eseguita dalla Procura generale della Colombia in collaborazione con i servizi segreti del paese sudamericano ha permesso di smantellare una rete che ‘lavava’ denaro sporco in diversi continenti. I soldi provenivano dai cartelli del narcotraffico colombiano del nord del Valle, di Antioquia e di alcuni gruppi paramilitari. Come spiega in un comunicato la Procura generale, questa rete era attiva “in Colombia, Stati Uniti, Canada, Europa, Medio Oriente, Africa, Asia e America Centrale”. Ci sono voluti due anni. L’operazione degli inquirenti colombiani – iniziata nel luglio del 2006 – ha portato alla cattura di 111 persone: 90 all’estero e 21 in Colombia. Ma c’è un particolare che non sfugge alle autorità colombiane: nel paese sudamericano sono stati fermati anche tre uomini accusati di gestire il riciclaggio per appoggiare organizzazioni come il gruppo sciita libanese Hezbollah. Si tratta di Chekry Mahmoud Harb (alias Taliban), Ali Mohamad Abdul Rahim (alias Ali) e Zacaria Hussein Harb (alias Zac). Secondo la Procura generale “coordinavano la spedizione di droga nei loro paesi di origine, per poi fare entrare il denaro in Colombia per mezzo di società false. Una parte del denaro era distribuito nei paesi del Medio Oriente per il presunto finanziamento di gruppi terroristi come Hezbollah”. La possibile presenza in Sudamerica di organizzazioni di appoggio del radicalismo islamico non è nuova: in passato gli Stati Uniti hanno espresso più volte questo timore per quanto riguarda la zona della ‘triplice frontiera’ (fra Argentina, Paraguay e Brasile), ma questa ipotesi è sempre stata esclusa dalle autorità brasiliane. La rete disarticolata dall’inchiesta colombiana utilizzava “varie modalità di riciclaggio”: dal mercato nero alla compravendita di immobili, passando per le spedizioni internazionali di denaro. “L’organizzazione criminale usava rotte dirette in Venezuela, a Panama, in Guatemala, in Medio Oriente e in Europa”. Fra gli arrestati ci sono anche otto persone per le quali gli Stati Uniti avevano presentato richiesta di estradizione e c’è il guatemalteco Otto Roberto Herrera Garcia (legato al cartello messicano del Golfo), che appare nella lista dei 40 nomi più ricercati al mondo.